TEMI
PER LA DISCUSSIONE DEL
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La decisione
della maggioranza della Cgil di non difendere con tutte le forze l'articolo 18,
ma invece di accettare nei fatti e anche nella forma la controriforma del
lavoro, costituisce una rottura profonda con la storia e la cultura
dell'organizzazione.
Il percorso di
questa rottura parte da lontano, ma l'accelerazione è stata impressa
dall'accordo del 28 giugno, che apriva la via alle deroghe nel contratto
nazionale, riproponeva il ruolo delle Rsa non elettive nei luoghi di lavoro e
che veniva poi completato dall'articolo 18 dell'ultima legge del governo
Berlusconi.
In Fiat la Fiom e quindi anche la Cgil sono state escluse dai
più elementari diritti democratici, come non era avvenuto neanche negli anni
50, eppure la confederazione non ha considerato questo fatto come discriminante
nelle relazioni con le controparti e con le altre organizzazioni sindacali.
Ed infine la
drammatica sconfitta subita sulle pensioni, e sulla politica di austerità e
tagli sociali del governo Monti, ha mostrato tutta l'inconsistenza della linea
e dell'azione concreta del sindacato confederale e della Cgil in Italia.
Tutto questo ha
condotto, alla mancata opposizione e alla sostanziale accettazione della
cancellazione dell'articolo 18. La
Cgil concertativa di 10 anni fa usò tutte le sue forze per
fermare l'attacco allo Statuto dei lavoratori. E su questo terreno vinse.
Quella attuale non ha neppure provato a lottare.
Per queste
ragioni dobbiamo considerare quello avvenuto un passaggio costituente nella
vita del più grande sindacato italiano. La tutela del diritto al conflitto
sociale dentro i luoghi di lavoro, la lotta contro il supersfruttamento non
sono oggi una priorità per la linea prevalente nell'organizzazione. Sul piano
contrattuale si firma quasi tutto e quasi di tutto. I contratti che vengono
sottoscritti sono solo peggiorativi rispetto a quelli precedenti. Ai lavoratori
converrebbe il rinnovo sul testo precedente, senza modifiche e senza ridicoli
aumenti. Ma non a caso questo non si fa perché sono le controparti padronali
che presentano le piattaforme e firmano solo quando la normativa è peggiorata.
Tutta la Cgil avrebbe dovuto
considerare il “no” della Fiom a Pomigliano una risorsa per riconquistare
potere contrattuale. Invece è stato considerato un fastidio e la Fiom è oggi ai margini
dell'organizzazione.
Si afferma così
nella contrattazione un modello sindacale corporativo e aziendalista mentre la
confederalità viene trasformata in una generica iniziativa da associazione di
cittadini. Anche questo modello mostra tutta la sua debolezza per la
subalternità della Cgil al quadro politico che sostiene il governo Monti. Così
non solo si rinuncia al conflitto sulle condizioni di lavoro, ma anche il ruolo
di pressione sociale e politica non viene esercitato per non rompere col
centrosinistra, in particolare col Partito Democratico.
Quest'insieme
di scelte fa sì che la Cgil,
oggi, non sia nelle stesse posizioni e collocazione di 20 anni fa. Allora il
sindacalismo confederale ebbe un ruolo di supplenza nella crisi politica che
portò alla seconda repubblica. Oggi la crisi della seconda repubblica coinvolge
anche Cgil Cisl Uil e la terza repubblica rischia di travolgere nella crisi di
rappresentanza anche il sindacalismo confederale.
L'aggravarsi
della crisi sociale, le drammatiche condizioni delle lavoratrici e lavoratori,
dei pensionati e dei disoccupati, del Mezzogiorno, aprono quindi una crisi
profonda anche nella Cgil che richiede un innalzamento del livello qualitativo
e quantitativo del conflitto politico all'interno di essa. La gravità della
rottura dell'articolo 18 impone che tutte e tutti coloro che nella Cgil non
intendono rassegnarsi a un'omologazione alla pratica sindacale di Cisl e Uil si
organizzino in un'opposizione interna che agisca visibilmente nei luoghi di
lavoro.
La situazione è
troppo grave perché si possa semplicemente aspettare il Congresso tra 2 anni
per conquistare maggiore consenso. Occorre organizzare l'opposizione alle linea
prevalente in Cgil, tra gli iscritti e nei luoghi di lavoro qui ed ora.
La Cgil che vogliamo finora non è riuscita a
far corrispondere alle posizioni generali una concreta azione politica nei
territori e nelle categorie. In gran parte delle riunioni del direttivo della
Cgil la minoranza ha votato contro la maggioranza. Sull'articolo 18 anche
Lavoro e società ha votato contro. Ci sarebbero quindi le condizioni per una
vasta iniziativa comune per contrastare la linea prevalente
nell'organizzazione. Ma questo è possibile solo se il dissenso degli organismi
si trasforma in partecipazione e opposizione in tutta la Cgil. È in corso un processo
di spoliticizzazione della vita sindacale a favore di pratica burocratiche di
servizio. Si riducono enormemente gli spazi di partecipazione e democrazia la
vita interna è sempre più segnata da fenomeni autoritari e da pratiche
burocratiche di conquista della fedeltà ai gruppi dirigenti. Il protagonismo
dei delegati dei lavoratori, quando riesce ad esprimersi, viene mal tollerato o
combattuto. Così funzionano Cisl e Uil da tempo. Così funziona sempre di più la Cgil.
Per questo è
necessario contrastare questa deriva con sedi e momenti nei quali i militanti
sidacali possano discutere, capire, prepararsi, organizzarsi.
Questo però, lo
abbiamo verificato, non è praticabile con i meccanismi di funzionamento attuale
dell'aria programmatica congressuale e ancora meno in una vasta alleanza che
comprenda anche Lavoro e società. È proprio l'opposizione capillare e
organizzata che sin ora non si é riusciti a fare e questo per evidenti ragioni
di scelta politica dei gruppi dirigenti della minoranza.
Per noi non
basta più il voto contrario agli organismi e la manifestazione pubblica del
dissenso a livello nazionale. Occorre un'azione capillare che va programmata.
Per queste ragioni
riteniamo indispensabile dar vita a una componente organizzata all'interno
della minoranza congressuale, che abbia l'obbiettivo di costruire
un'opposizione partecipata nella Cgil.
La Rete 28 Aprile è stato questo prima
dell'ultimo congresso e questa funzione deve essere ripresa, senza alcuna
preclusione verso tutte e tutti coloro che, vendendo da altre esperienze,
intendono praticare l'opposizione nella Cgil.
Intendiamo
quindi formalizzare a livello confederale nazionale la costituzione di un'area
di opposizione organizzata nell'ambito della minoranza congressuale.
Continueremo a riconoscerci ne “la
Cgil che vogliamo” per tutte le iniziative comuni che si
possano sviluppare e per il confronto con la maggioranza su democrazia,
pluralismo, gruppi dirigenti. Intendiamo però con questa costituzione
rivendicare lo spazio e le agibilità statutarie per far conoscere la voce e le
ragioni dell'opposizione in tutte le strutture e in tutti i luoghi di lavoro.
Non intendiamo
quindi costituire l'area a cascata ovunque, in quei territori e in quelle
categorie ove c'è una pratica visibile di opposizione de “la Cgil che vogliamo”, ci
riconosceremo in essa. La dove però questa manchi, e purtroppo è così nella
maggioranza delle strutture, allora intendiamo organizzare la nostra presenza e
la visibilità delle nostre posizioni.
In particolare
consideriamo punti immediati della nostra iniziativa i seguenti temi:
-la
lotta a al governo Monti, alla sua politica economica, alla politica economica
dell'Unione Europea;
-la
lotta alla controriforma del lavoro, a quelle delle pensioni, alla precarietà;
-l'organizzazione, la diffusione, il sostegno verso il conflitto sociale nei
luoghi di lavoro;
-la
pratica democratica e la validazione consensuale delle scelte sindacali da
parte dei lavoratori, l'indipendenza politica;
-l'organizzazione e la diffusione del dibattito e del protagonismo degli
iscritti e dei delegati nelle sedi della Cgil.
Su questi 5
punti vogliamo costruire una forza organizzata dentro la Cgil, aperta a tutti i
movimenti sociali e sindacati e a tutte le iniziative di conflitto sociale e
democratico.
E su queste
basi intendiamo collettivamente, dopo una discussione e una consultazione
diffusa, elaborare obbiettivi e un programma d'azione da diffondere in tutta la Cgil.
Su queste basi
convochiamo un'assemblea il giorno 30 giugno, aperta a tutte tutti coloro che
vogliono organizzare l'opposizione Cgil.
Giorgio Cremaschi