venerdì 29 marzo 2013

Firenze 13 aprile 2013 : nasce il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale




13 aprile a Firenze : nasce il
Forum per una nuova finanza pubblica e sociale


1. Le crisi - finanziaria, economica, sociale ed ambientale - sono ormai arrivate ad un punto critico, soprattutto in Europa. A cinque anni dallo scoppio della bolla dei sub-prime negli USA, la crisi bancaria, sintomo di una più generale crisi produttiva della finanziarizzazione strutturale dell'economia e della società attuata negli ultimi decenni, è stata trasformata in una crisi del debito pubblico dei governi con il fine di imporre ulteriori riforme liberiste (politiche di austerità, attacco ai diritti del lavoro e ai beni comuni,  svendita del patrimonio pubblico).
Si accelera la crisi democratica nell'Unione europea e in Italia, dove l'imposizione di politiche tecnocratiche e monetariste toglie potere ai cittadini e a chi sta pagando l’ impatto della crisi. Intorno alla questione della finanza ruota il futuro di una rinascita politica così come la possibilità di pensare una nuova democrazia dei diritti e dei beni comuni ben oltre l'attuale fallimentare modello di sviluppo.

2. Negli ultimi mesi, intorno a questi temi, alcune reti e associazioni hanno proposto l’apertura di un percorso comune che, attraverso un’assemblea nazionale (2 febbraio a Roma) e un seminario nazionale (16 marzo a Milano), ha visto crescere la partecipazione al processo e ha sedimentato alcuni obiettivi e pratiche di azione collettiva. E’ sorto così il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale che sabato 13 aprile a Firenze terrà la sua prima assemblea nazionale.

3. Il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale si propone come luogo aperto e inclusivo, a cui possono partecipare tutte le realtà che si riconoscono negli obiettivi condivisi e nelle iniziative poste in essere per attuarli. Il contesto nel quale si colloca rientra nella necessità di interrompere il ciclo devastante di politiche di austerità depressive, svendita del patrimonio pubblico e messa sul mercato dei beni comuni ad esclusivo vantaggio di pochi interessi privati, affrontando due questioni chiave:

-        come emanciparsi dalla dittatura dei mercati finanziari, sottraendo la finanza pubblica all'estrazione di valore da parte di questi e definanziarizzando, ossia riducendo, il volume di questi mercati sempre più pieni di capitali in cerca di beni patrimoniali altamente profittevoli su cui investire.
-        come riappropriarsi di nuove forme e strumenti di governo della finanza pubblica per uscire dalla crisi promuovendo un altro modello di economia e di società, con un nuovo intervento pubblico partecipativo che subordini gli interessi privati a quelli collettivi.

3. Due sono le questioni fondamentali che, nel suo percorso, il Forum ha sinora delineato :

a) Uscire dalla trappola del debito

La creazione del debito pubblico è stata a vantaggio di pochi e non della maggioranza delle persone.  La mancata tassazione delle rendite finanziarie, la mancata riforma fiscale in senso autenticamente progressivo e l'utilizzo corrotto della spesa pubblica per il controllo sociale, hanno beneficiato una classe ristretta di persone, e il divario tra ricchi e poveri nel nostro paese è divenuto più profondo.
E' necessaria – tanto a livello nazionale quanto a livello di enti locali – un audit pubblico e partecipativo che valuti quali debiti sono illegittimi e quindi da non riconoscere, e quali vadano invece ripagati, ristrutturando la composizione del debito, a partire dall’immediato congelamento del pagamento degli interessi e da una rinegoziazione equa, democratica e trasparente con i creditori.

b) Riappropriarsi di una finanza pubblica e partecipativa

La Cassa Depositi e Prestiti, che raccoglie il risparmio postale dei cittadini e dei lavoratori, e che, dopo la sua privatizzazione nel 2003, è divenuta un vero e proprio “fondo sovrano” sui mercati finanziari internazionali, deve essere risocializzata per tornare a finanziare – a tassi agevolati e fuori dal patto di stabilità- gli investimenti degli enti locali per i beni essenziali e il welfare territoriale; così come -a tassi agevolati e fuori dal circuito bancario-  interventi pubblici e per privati (PMI e individui) finalizzati alla riconversione ecologica e sociale dell’economia.
Disaccoppiando Cassa Depositi e Prestiti dai mercati di capitale diventerebbe inoltre possibile reincanalare alcune risorse private nella Cassa, da gestire per finanziare interventi di interesse pubblico, così come, in caso di difficoltà del sistema bancario privato, intervenire per rinazionalizzare le banche salvate e gestirle fuori da logiche di mercato.


4. Per invertire la rotta in un momento cruciale della crisi, il conflitto con i mercati finanziari e di capitale è inevitabile e va combattuto ora prima che sia troppo tardi. Una nuova finanza pubblica può essere l'argine ma anche lo strumento per disinnescare la crisi, rimettere sotto controllo la finanza privata, e costruire un altro modello sociale, a partire dal riconoscimento dei diritti collettivi, dalla riappropriazione sociale dei beni comuni e dalla riconversione ecologica dell’economia.
Si tratta semplicemente di riappropriarsi della democrazia.



Forum per una nuova finanza pubblica e sociale



martedì 26 marzo 2013

L'inutile ruolo delle parti sociali

 di Giorgio Cremaschi 26.3.2013



Uno dei più stanchi e rituali momenti delle consultazioni di Bersani è stato l'incontro con le parti sociali.
Già la definizione in sé da' fastidio.
" Parti sociali" sono parole che stanno nel palazzo non nella società, e oggi definiscono organizzazioni in profonda crisi di risultati e di rappresentanza. Organizzazioni che si sorreggono reciprocamente per salvare la propria funzione e struttura burocratica e che assieme cercano disperatamente un ruolo istituzionale
Il termine parti sociali nasce dal profondo del pensiero democristiano. Lavoratori e imprese, tutti con gli stessi interessi e nella stessa barca, si rivolgono alla politica che sta ad un livello superiore. Ci sono gli interessi comuni delle parti sociali e poi c'è il potere politico che interpreta l'interesse generale del paese..
Durante la prima tangentopoli le parti sociali hanno assunto un ruolo centrale, facendo supplenza ai partiti travolti dalla crisi della prima repubblica.
Poi con Berlusconi si è sviluppato un loro ruolo di contorno ai governi di centro destra, che convocavano assemblee di decine di associazioni, compreso l'inesistente sindacato padano, per spiegare quello che avevano già deciso.
Monti poi si è più volte vantato di non subire il condizionamento delle parti sociali.
Insomma la definizione ed il ruolo di parti sociali fa parte della storia della politica e delle sue istituzioni e accompagna tutto il percorso della crisi della rappresentanza.
Le ultime dichiarazioni dei leaders delle parti sociali, hanno mostrato la perfetta inutilità di questa definizione e di questa funzione oggi.
I sindacati confederali non sono stati capaci di comunicare un solo messaggio forte sul lavoro. La stampa ha capito che vogliono, come tutti, ridurre l'Imu. Una volta la CGIL sarebbe partita dal blocco dei licenziamenti, ora chiede di sbloccare i crediti alle imprese.
Il segretario della CISL ha fatto un comizio contro Grillo, mentre quello della UIL ha protestato contro la casta.
•    Ma non sono solo i gruppi dirigenti sindacali a mostrare la loro crisi. Il presidente della Confindustria è stato solo capace di dire: fate presto o chiude tutto. Quelli delle associazioni delle piccole imprese più o meno hanno detto lo stesso. Non una dichiarazione sulle politiche di austerità, su ciò che avviene in Europa, sui vincoli di bilancio. Ma che scherziamo, le parti sociali non guardano così lontano.
•    Tra un po' le parti sociali dovranno vedersela con il ruolo dell'Automobil Club.
•    Ci deve essere un legame tra la catastrofe che colpisce il mondo del lavoro, e la funzione attualmente inutile delle parti sociali.
•    Non voglio dare suggerimenti alle imprese, ma so che i lavoratori hanno bisogno di sindacati che la smettano di recitare il ruolo delle parti sociali e siano solo di parte, dalla loro parte.

lunedì 25 marzo 2013

SPENDING REVIEW - Il rapporto presentato dal ministro Giarda

295 miliardi di nuovi tagli «entro il 2014»
di Roberto Ciccarelli da Il Manifesto 20/03/2013
Dall'eliminazione di 35 province si risparmierebbero tra i 370 e i 535 milioni: una goccia nell'oceano
Da una «spending review» ci si aspetterebbe il taglio delle spese improduttive dello Stato. Tanto per fare un esempio: i 10 miliardi di euro destinati all'acquisto di 90 cacciabombardieri F35, oppure il rimborso per i farmaci di «marca». In Italia, come nel resto dell'Europa meridionale, invece no. La via dell'austerità passa per un nuovo taglio alla spesa pubblica da 295 miliardi di euro. È il risultato del rapporto (consultabile su rapportiparlamento.it) presentato ieri dal ministro per i rapporti con il parlamento Pietro Giarda secondo il quale si deve continuare a tagliare 135,6 miliardi di euro della «spesa inutile» per beni e servizi, 122,1 miliardi di stipendi, 24,1 di trasferimenti alle imprese e contributi alla produzione oltre a 13,2 di «contributi alle famiglie e alle istituzioni sociali». Fino a oggi, le manovre correttive - cioè i tagli - intraprese dal governo Monti hanno sottratto alla spese corrente dello Stato 7,8 miliardi di euro e a quelle degli enti locali (comuni, province e regioni) 13,3 miliardi di euro.
Ammonta dunque a 21,1 miliardi il tesoretto di risparmi accumulato da Monti in 400 giorni di governo. In questo conteggio, basato su fonti ufficiali, bisogna considerare anche i 71 miliardi che lo Stato non eroga alle imprese e ad altri fornitori, una forma indiretta di «spending review» decisa unilateralmente per amministrare meglio l'insolvenza indotta dai criteri imposti dalla Commissione Europea attraverso il Fiscal Compact. Una decisione che ha fatto insorgere Confindustria, il Presidente della Repubblica e tutti i partiti.
Nessuno fino ad oggi si è soffermato sull'eredità che il governo Monti lascerà al prossimo, se e quando sarà formato. Pur ammettendo che la regola capestro dei »tagli lineari» non è proprio il massimo, nel suo rapporto al parlamento Giarda è chiaro: bisogna continuare a «risparmiare» sulla spesa sanitaria (33,1% della spesa), sui trasferimenti agli enti locali già taglieggiati dal patto di stabilità interno (24,3%); sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici (oggi è al 5%, da incrementare impedendo l'assunzione dei precari e stringendo la cinghia del turn-over); sui costi dello Stato e sugli enti previdenziali (37,4%) e, ancora più inquietante, proseguire i tagli su «università e altri enti locali» di un altro 5,2%. Tra il 2008 e il 2012 a scuola e università sono stati tagliati all'incirca 10 miliardi, un solido contributo al taglio del 3,8% della spesa pubblica. Ma, non basta, evidentemente.
Giarda sostiene che questo salasso dovrebbe essere praticato «entro il 2014». Con tutta evidenza, non potrà essere praticato dal governo ancora in carica, ma dal prossimo che rischia di sbattere contro un muro. Da un lato avrà la crisi sociale esplosiva, dall'altro lato il dovere di rispettare il pareggio di bilancio che è stato approvato in costituzione. Insomma non c'è scampo senza un cambio delle regole a livello europeo. Intimorito da questo scenario devastante, Giarda auspica una maggiore «collaborazione» tra lo Stato e gli enti locali i quali però restano sul piede di guerra e non accetteranno di farsi mettere al collo una pietra per annegare definitivamente. Il ministro esclude anche la via di un aumento delle tasse dopo l'Imu, dato che ha una diretta conseguenza sul Pil che nel 2013 diminuirà di almeno 1,7%, con una disoccupazione superiore al 12%. Tutto questo mentre la spesa previdenziale «continuerà a salire» nonostante la riforma Fornero. In altre parole, il governo dei tecnici si è andato a infilare in un vicolo cieco, ma continua a percorrere la via salvifica dei tagli alla spesa pubblica, sperando che questa sia la soluzione per risollevare la domanda interna e gli investimenti, quando invece è la strada più sicura per prolungare la depressione economica in cui è piombato il paese. Il rapporto quantifica, una volta di più, le ricette futuribili che mandano in sollucchero tutti i populismi, fuori e dentro il parlamento: da un eventuale taglio delle province da 86 a 51 si risparmierebbero tra i 370 e i 535 milioni di euro, una goccia nell'oceano dell'austerità. Giarda avverte anche le imprese: lo Stato può tagliare 4,7 miliardi di trasferimenti. Lo dice il «piano Giavazzi». Altro nome di famiglia (bocconiana) che assicura la certezza del default.

FORUM DIRITTI LAVORO - Comunicato Stampa

CASO ILVA
"vogliamo tutto"
diritti - nazionalizzazione - risanamento
Sabato 6 aprile si terrà a Taranto un incontro pubblico promosso dal FORUM DIRITTI LAVORO, in collaborazione con USB e RETE 28 APRILE nella CGIL e con l’adesione del COMITATO “NO DEBITO”.
Un convegno che partendo dalla realtà lavorativa dell'ILVA e dal forte scontro in atto, intende trattare i temi dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, il grande problema della salute e del risanamento del territorio e la nazionalizzazione quale strumento per affrontare e risolvere strutturalmente le tante difficili situazioni di crisi che coinvolgono le aziende nel nostro paese.
Presiedono l'incontro l'Avvocato Arturo SALERNI del Forum Diritti Lavoro, Pierpaolo CORALLO dell'USB Puglia e Fabrizio BURATTINI della Rete 28 Aprile.
L'introduzione sarà a cura di Carlo GUGLIELMI, Presidente del Forum Diritti Lavoro. Seguiranno le relazioni di Gaetano BUCCI, Docente di Diritto Pubblico all'Università Bari, Claudio ARGENTINI, Ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità e Mario AGOSTINELLI, Portavoce dell'“Associazione Energiafelice”.
Seguiranno gli interventi di Giorgio CREMASCHI (Rete 28 Aprile), Fabrizio TOMASELLI (USB nazionale) e Francesco RIZZO (Coordinatore USB ILVA Taranto).
Le conclusioni sono affidate a Franco RUSSO del Forum Diritti Lavoro.
Sono stati invitati i Comitati, le Associazioni e i rappresentanti di Enti e forze sociali ed istituzionali.

SABATO 6 aprile 2013 - ore 10 - Sala Convegni Hotel Mercure Delfino
TARANTO – Viale Virgilio 66