Il Grido di Allarme dei lavoratori si alza questa sera a Carcare
Contro disoccupazione e precariato :"Facciamo sentire la nostra voce"
Da La Stampa del 15 Luglio 2013
UnitiallaBase
lunedì 15 luglio 2013
lunedì 8 luglio 2013
Assemblea lavoratori disoccupati della provincia di Savona Lunedì 15 Luglio ore 20.45 Salone SOMS Carcare
Pubblichiamo la versione del volantino arrivata
Dopo averci tolto il
lavoro ora ci tolgono anche gli ammortizzatori sociali che, nonostante siano
stati debitamente autorizzati, non vengono coperti da un adeguato
finanziamento.
E noi, con cosa diamo da
mangiare ai nostri figli?
Ci sono soldi per aerei e
portaerei, guerre in ogni parte del mondo, partiti ed auto blu, pensioni d'oro
e parate militari, salvataggi di banche e finanziarie truffatrici, multe da
pagare all'Unione europea per inadempienze di ogni sorta
ma per il
lavoro e per i lavoratori i soldi non ci sono più.
La
pensione è sempre più lontana e ridotta negli importi.
Che prospettive hanno
gli ex lavoratori della Fac, della Ferrania, dell'OCV, dell'Isoltermica, Della
Saint-Gobain, delle decine di imprese in crisi?
Che prospettive hanno i
giovani che escono dalle scuole e tutti i precari che lavorano un giorno si e
tre no?
In provincia di Savona
sono circa 28.000 le persone in cerca di occupazione
da Febbraio circa 7.000 lavoratori liguri, già
senza lavoro, non percepiscono più nessuna indennità!
Noi lavoratori delle aziende in crisi del
savonese, proponiamo a tutti i lavoratori, i giovani, i disoccupati,i precari, di uscire dall’invisibilità nella quale ci
vogliono tenere e di dare vita ad un
Coordinamento
Savonese dei Lavoratori Disoccupati e Precari.
VOGLIAMO LAVORO E LO
VOGLIAMO SUBITO
Per discutere ed progettare un percorso
collettivo che riproponga il lavoro come priorità nell'agenda di qualsiasi
governo
sei
invitato
Lunedì 15 Luglio alle
ore 21.00
presso il salone della
soms di Carcare
in Piazza Caravadossi
I lavoratori delle aziende chiuse negli ultimi anni
lunedì 1 luglio 2013
L'assemblea della Rete 28 Aprile decide il documento alternativo al congresso CGIL
L'assemblea nazionale della Rete28Aprile-Opposizione CGIL conferma la scelta di presentare un documento globalmente alternativo alle posizioni della segreteria confederale nel prossimo congresso. Rivolge un appello a tutti i militanti, delegati, lavoratrici e lavoratori che pur non aderendo all'area programmatica condividono la necessità di opporsi alla deriva della CGIL ed alle pesantissime condizioni imposte oggi a tutto il mondo del lavoro. Costruiamo assieme un percorso plurale unitario e partecipato per la battaglia congressuale che sia espressione del più vasto dissenso possibile nei confronti della maggioranza CGIL. Il congresso è un'occasione straordinaria per accrescere e rafforzare un'area interna di opposizione ma soprattutto per la scelta di fondo, costituente per la nostra esperienza, di essere parte del processo di costruzione di un nuovo antagonismo sociale, della necessaria discesa in campo di nuove generazioni di uomini e di donne che rompano la pace sociale imposta dalla scelta complice e corporativa di Cgil Cisl Uil ed apra una nuova stagione di conflitto.
Il nostro primo obiettivo, per queste ragioni, resta quello della rottura
della passività e della stagnazione sociale per giungere ad un movimento
generale di lotta contro le politiche di austerità e chi le sostiene; questo
obiettivo comporta sia la iniziativa concreta sia la definizione della
piattaforma. Questo obiettivo è in contrasto pratico e teorico con il regime di
pace sociale governato dal sistema PD, dal governo e dalla alleanza corporativa
di CGIL, CISL, UIL e Confindustria.
La Rete 28 Aprile opera dunque in aperto e visibile
contrasto con il regime di pace sociale ed con i suoi gruppi dirigenti politici
e sindacali.
La Rete è dunque impegnata nella costruzione di un ampio
fronte sociale, assieme a tutte le forze antagoniste politiche, sindacali e ai
movimenti sociali e ambientali, per un
movimento generale contro le politiche d'austerità, il patto sociale.
Riduzione d'orario, salario, reddito, abbassamento della età pensionabile,
estensione del pubblico nei servizi sociali, rilancio della scuola e della
sanità pubblica, nazionalizzazioni, blocco dei licenziamenti, rottura di ogni
subordinazione contrattuale della condizione di chi lavora, questione Europa,
rottura delle compatibilità e delle subordinazioni della politica economica e
sociale al rispetto dei dettami della Bce e dell'Unione europea: sono questi i
principali punti sui quali costruire sia una piattaforma generale alternativa
alla austerità e al patto corporativo, sia
il documento congressuale alternativo.
La lotta alla precarietà, alla flessibilità e allo sfruttamento sono da un
lato parte della piattaforma e della lotta generale, anche rilanciando
l'iniziativa contro le leggi e i contratti che dal Pacchetto Treu in poi hanno
massacrato i diritti del lavoro. Da un altro però devono diventare una
guerriglia rivendicativa che apre conflitti ovunque possibile. Decisiva la
iniziativa dei e verso i migranti. La
Rete sostiene esplicitamente le lotte che rompono la tregua, dei
migranti della logistica ai tranvieri di Bologna e Firenze.
Particolarmente grave è la situazione dei lavoratori e
delle lavoratrici del settore pubblico. I loro contratti e i salari sono ormai
bloccati da anni e tale blocco è stato recentemente prorogato con un consenso
parlamentare che ha perfino travalicato la maggioranza di governo. Nei settori
pubblici continua a dilagare la precarietà, mentre i servizi pubblici (come ad
esempio la scuola e la sanità) sono soggetti a pesanti tagli e a operazioni di
privatizzazione con gravi ricadute sull'occupazione e sulla qualità e la
quantità dei servizi ai cittadini.
Un'attenzione particolare, forse nuova per la Rete e più in generale per le
sinistre sindacali, va prestata alla questione delle e dei pensionate/i. Non
solo sostenendo la necessità di difendere e di rilanciare la previdenza
pubblica, in via di smantellamento, me anche comprendendo il nuovo e importante
ruolo che i pensionati e le pensionate a volte hanno nel sostegno alle famiglie
colpite dalla crisi e dalla caduta dell'occupazione.
L'accordo sulla rappresentanza è un vero e proprio spartiacque nella storia
politica e sociale del paese. Ogni minimizzazione della sua gravità o è in
malafede, o è la manifestazione di una illusione politica comprensibile ma in
fondo priva di realismo, quella di poter continuare ad operare così come si è
operato in questi anni. Dobbiamo costruire una grande campagna di informazione
su questo accordo, che la CGIL
ha approvato violando lo Statuto e che i militanti non conoscono.
Il modello sindacale a cui fa riferimento questo accordo è quello
aziendalistico americano, inquadrato nella concertazione burocratica e
autoritaria del nostro paese. Definire questo accordo patto sociale è una
semplificazione superficiale che ne attenua la portata. Questo accordo è un
patto di complicità assoluta tra sindacati riconosciuti e imprese.
Questo accordo è la estensione ovunque delle relazioni sindacali Fiat. Per questo è particolarmente grave e significativo
che proprio il gruppo dirigente FIOM e
la ex minoranza della “Cgil che vogliamo” sostengano e perfino rivendichino
questo accordo. La concertazione non è più triangolare ma bipolare tra
parti sociali unite da un lato e casta politica e governo dall'altro. È il successo del modello corporativo CISL che
assorbe totalmente la CGIL,
che non a caso sempre più spesso manifesta senza angosce assieme ai padroni.
Ma la gravità dell'accordo sta ovviamente nel suo carattere autoritario e
incostituzionale. Chi non accetta la complicità non ha diritti sindacali,
dentro e fuori CGIL, CISL, UIL e UGL.
Dunque rispetto a questo accordo non si può semplicemente dissentire, ci si
deve opporre. Bisogna rendere inesigibile il patto sulla esigibilità. Bisogna
agire sul piano della vertenzialità nei luoghi di lavoro, su quello della lotta
politica e su quello della iniziativa istituzionale, rilanciando la campagna
per una legge sulla rappresentanza che cancelli l'accordo, assieme a tutte le
forze politiche, sociali ed ai movimenti che si oppongono al patto che istituzionalizza le politiche
d'austerità.
Una parte grande del mondo del lavoro è oggi fuori da CGIL, CISL, UIL e
UGL. Non solo quello non sindacalizzato, precario, migrante. E non solo quella
minoranza che aderisce ad altre organizzazioni sindacali. Ma anche quella parte
del lavoro sindacalizzato che lotta agisce in generale fuori dal contesto
confederale, se si escludono i metalmeccanici.
Le lotte per il lavoro di fronte alla chiusura delle aziende sono le uniche
sinora ad avere una preponderanza di direzione CGIL, CISL e UIL e, non a caso,
si sono quasi tutte concluse con l'accettazione della chiusura delle aziende.
La Rete deve dunque operare per estendere le pratiche di
autorganizzazione unitaria nel mondo del lavoro. Come esempio abbiamo la lotta della
scuola ove i coordinamenti dei precari sono stati decisivi nel solo movimento
che ha ottenuto un parziale successo.
La Rete lotta per affermare il sindacalismo democratico e
vertenziale, dei lavoratori e delle lavoratrici. Lottiamo contro la burocratizzazione e la degenerazione della
vita interna del sindacalismo confederale.
Il maccartismo e la repressione del dissenso, la centralità crescente delle
funzioni e delle entrate di servizio e del bilateralismo, la rigida selezione
dei gruppi dirigenti sulla base della fedeltà hanno raggiunto livelli, almeno
per la CGIL,
estranei alla storia e alla esperienza del sindacalismo italiano.
Quindi la lotta contro il sindacalismo degli enti bilaterali deve essere
centrale per la Rete.
Dobbiamo affermare il principio che un sindacato vive solo
del contributo degli iscritti, e che le iscrizioni devono essere periodicamente
rinnovate.
La lotta e la denuncia contro la burocrazia
sindacale, parte della casta politica che sostiene il governo di larghe
intese, deve essere visibile per incontrare il malessere e la sfiducia dei
lavoratori; mai dobbiamo apparire come coloro che hanno qualcosa da difendere
nel palazzo sindacale, ma anzi dobbiamo essere i primi a contestarlo.
Il nostro obiettivo è quello di mettere in rete e organizzare, anche dopo
il congresso tutte e tutti coloro che in CGIL non accettano, non si arrendono
alla deriva corporativa e complice e vogliono lottare. Non siamo interessati
alla testimonianza e neppure alla “correntina” che sta nelle nicchie del potere.
La nostra battaglia vuole essere parte di una battaglia più generale per la
ripresa del conflitto sociale nel nostro paese.
In sintesi gli elementi della lotta
congressuale sono:
·
Una posizione
chiara e semplice sugli obiettivi del lavoro oggi, contro la austerità e la
complicità sindacale. Un documento piattaforma spendibile subito.
·
La condanna
della passività e della degenerazione burocratica di CGIL, CISL, UIL, la
rivendicazione di lotta e democrazia e di indipendenza dal governo e dai
partiti, PD in particolare.
·
La richiesta
formale, prima dell'avvio del congresso, di regole democratiche, trasparenza
anti brogli, par condicio tra le posizioni.
Sarà necessario un piano di lavoro,
di organizzazione e di responsabilità, da definire prima della ferie, che copra
tutto il territorio nazionale. Il gruppo dirigente nazionale deve poter
intervenire là ove ci sono ritardi, assenze o incomprensioni che impediscano
l'avvio del lavoro organizzato dei collettivi della Rete. L'assemblea su questo
dà preciso mandato al gruppo dirigente
nazionale della Rete, che va verso un necessario e inevitabile avvicendamento e
che va allargato a nuove forze, soprattutto delegate e delegati nei luoghi di
lavoro.
Va lanciata una campagna di adesione e di sottoscrizione.
Il nostro sito, che mantiene costante e crescente consenso, deve diventare
definitivamente il nostro primo strumento di intervento e di comunicazione. Ma
decisiva è la presenza fisica dei militanti della Rete nelle lotte e rispetto
ai luoghi di lavoro.
L'annuncio del documento alternativo e dei suoi contenuti e scopi deve
essere sintetizzato in un volantino che dovrà essere distribuito ovunque con un
piano verificato a livello nazionale.
sabato 29 giugno 2013
LETTERA APERTA DI P.G. ALLEVA AL SEGRETARIO DEL PD EPIFANI
Alleva è stato per anni a capo della Consulta giuridica della
Cgil
"So bene che quello della 'lettera aperta' è un genere letterario un po’ polveroso e passato di moda, ma credo di avere, questa volta, due ottime ragioni per farvi ricorso.
La prima è che siamo alla vigilia del più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che nessuno sembra essersene accorto, perché il Governo Letta, che ne è l’autore, ed è espressione del Partito Democratico di cui sei Segretario, l’ha ipocritamente mascherato da semplice misura di supporto all’occupazione giovanile.
Si tratta, nientemeno, che della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale – e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro.
La seconda ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri Segretario della CGIL, in qualità, per così dire, di “giuslavorista in capo” (come, in precedenza, avevo fatto con Cofferati e con Trentin), e ti ho sentito ripetere in ogni occasione, in pubblico e in privato, nelle piazze e nei convegni, un concetto importantissimo: che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, non passa dalla distruzione della loro dignità e riduzione ad uno stato di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato incontrollato.
Hai sempre, giustamente, rimarcato che è assolutamente falso che licenziamento e precariato “liberi” aumentino, anche minimamente, l’occupazione, che dipende, invece, dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo dimostra, tra l’altro, l’esempio della Spagna, che dopo aver liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e – aggiungo – lo ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del Governo Monti–Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la quale, ovviamente, dopo un anno non ha creato neanche un posto di lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino questa micidiale proposta del Governo Letta, come è stata spiegata da anticipazioni di stampa: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero “acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a 29 anni, mentre per gli altri lavoratori il “primo” contratto a termine, che la riforma Fornero ha già reso “acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“Acausale” significa che il termine automatico di scadenza potrebbe essere apposto al contratto anche senza una specifica ragione o causa, e cioè anche per far fronte e normali e continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano esigenze temporanee.
Ma chiediamoci, allora, perché il datore di lavoro, per sopperire ad esigenze produttive continuative dovrebbe ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe naturale, bensì a contratti a termine, e perché le organizzazioni datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia o controsenso.
Per rispondere, bisogna bandire ogni ipocrisia, e riconoscere che non vi è altra ragione che questa: che il contratto a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo Statuto del Lavoratori ed ogni altra legge protettiva, che nessun lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato rinnovo del contratto a termine.
Non per nulla un entusiastico plauso alla “proposta Letta” (o Giovannini) è venuto da una schiera di eminenti giuristi ed avvocati di parte datoriale, che della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune personali,.
Se passerà la “Riforma Letta” (o Giovannini) tutte le nuove assunzioni saranno a termine, ed il precariato sarà la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di dignità.
Né si dica che già oggi la maggioranza delle assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle esigenze produttive, ed in ogni momento il lavoratore che voglia sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità, ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
E nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre voluto che la CGIL disponesse di una capillare rete di uffici vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti lottano ogni giorno contro l’illegalità.
Puoi, dunque, come Segretario del Partito Democratico – da cui questa disastrosa proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto, impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati?
In molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta governativa di “acausalità” dei contratti a termine, che, tra l’altro viola platealmente la Direttiva Europea n. 1999/70, la quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da condizioni obiettive”.
Ribadisco che alla presentazione del decreto da parte del Ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna, dunque, schierarsi ed agire adesso.”
NOTA di Antonio Moscato (28/06/2013): Sono stupito che di certe cose Alleva non si sia accorto un po’ prima, ma è comunque positivo che dall’interno dell’apparato della CGIL almeno una voce si sia pur tardivamente levata contro la attiva collaborazione al massacro. Ovviamente non condivido le speranze di Alleva in un sussulto della coscienza di Epifani, e ancor meno che si taccia sul ruolo della CGIL, più strettamente che mai complice del PD e del governo di larghe intese…
"So bene che quello della 'lettera aperta' è un genere letterario un po’ polveroso e passato di moda, ma credo di avere, questa volta, due ottime ragioni per farvi ricorso.
La prima è che siamo alla vigilia del più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che nessuno sembra essersene accorto, perché il Governo Letta, che ne è l’autore, ed è espressione del Partito Democratico di cui sei Segretario, l’ha ipocritamente mascherato da semplice misura di supporto all’occupazione giovanile.
Si tratta, nientemeno, che della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale – e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro.
La seconda ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri Segretario della CGIL, in qualità, per così dire, di “giuslavorista in capo” (come, in precedenza, avevo fatto con Cofferati e con Trentin), e ti ho sentito ripetere in ogni occasione, in pubblico e in privato, nelle piazze e nei convegni, un concetto importantissimo: che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, non passa dalla distruzione della loro dignità e riduzione ad uno stato di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato incontrollato.
Hai sempre, giustamente, rimarcato che è assolutamente falso che licenziamento e precariato “liberi” aumentino, anche minimamente, l’occupazione, che dipende, invece, dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo dimostra, tra l’altro, l’esempio della Spagna, che dopo aver liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e – aggiungo – lo ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del Governo Monti–Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la quale, ovviamente, dopo un anno non ha creato neanche un posto di lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino questa micidiale proposta del Governo Letta, come è stata spiegata da anticipazioni di stampa: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero “acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a 29 anni, mentre per gli altri lavoratori il “primo” contratto a termine, che la riforma Fornero ha già reso “acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“Acausale” significa che il termine automatico di scadenza potrebbe essere apposto al contratto anche senza una specifica ragione o causa, e cioè anche per far fronte e normali e continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano esigenze temporanee.
Ma chiediamoci, allora, perché il datore di lavoro, per sopperire ad esigenze produttive continuative dovrebbe ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe naturale, bensì a contratti a termine, e perché le organizzazioni datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia o controsenso.
Per rispondere, bisogna bandire ogni ipocrisia, e riconoscere che non vi è altra ragione che questa: che il contratto a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo Statuto del Lavoratori ed ogni altra legge protettiva, che nessun lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato rinnovo del contratto a termine.
Non per nulla un entusiastico plauso alla “proposta Letta” (o Giovannini) è venuto da una schiera di eminenti giuristi ed avvocati di parte datoriale, che della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune personali,.
Se passerà la “Riforma Letta” (o Giovannini) tutte le nuove assunzioni saranno a termine, ed il precariato sarà la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di dignità.
Né si dica che già oggi la maggioranza delle assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle esigenze produttive, ed in ogni momento il lavoratore che voglia sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità, ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
E nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre voluto che la CGIL disponesse di una capillare rete di uffici vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti lottano ogni giorno contro l’illegalità.
Puoi, dunque, come Segretario del Partito Democratico – da cui questa disastrosa proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto, impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati?
In molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta governativa di “acausalità” dei contratti a termine, che, tra l’altro viola platealmente la Direttiva Europea n. 1999/70, la quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da condizioni obiettive”.
Ribadisco che alla presentazione del decreto da parte del Ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna, dunque, schierarsi ed agire adesso.”
NOTA di Antonio Moscato (28/06/2013): Sono stupito che di certe cose Alleva non si sia accorto un po’ prima, ma è comunque positivo che dall’interno dell’apparato della CGIL almeno una voce si sia pur tardivamente levata contro la attiva collaborazione al massacro. Ovviamente non condivido le speranze di Alleva in un sussulto della coscienza di Epifani, e ancor meno che si taccia sul ruolo della CGIL, più strettamente che mai complice del PD e del governo di larghe intese…
PACCHI E CACCIABALLE COME SEMPRE SUL LAVORO
di GIORGIO CREMASCHI, 27/06/2013
A ben guardare sulla stampa, le uniche soddisfazioni visibili per i provvedimenti del governo sul lavoro, a parte che da Letta stesso, vengono da Berlusconi e dai gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL.
Berlusconi è andato da Letta e poi dal capo dello Stato, il quale evidentemente non ha problemi a ricevere frequentemente un pluricondannato per reati gravissimi, e ha espresso pieno sostegno al governo e al suo operato. Se evidentemente così il capo del PDL cerca di far dimenticare i devastanti guai con la giustizia, i gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL mostrano ancora una volta di aver dimenticato cosa deve dire e fare un sindacato in momenti come questi.
In Portogallo oggi si sciopera contro l’austerità, qui da noi i leader dei grandi sindacati approvano misure ridicole che stanno alle politiche di austerità come una ciliegina vecchia su una torta andata a male.
Il provvedimento del governo non riduce di una sola unità l’ammontare complessivo della disoccupazione, ma semplicemente la ridistribuisce in piccola quota.
Il ministro Giovannini, che come ex capo dell’ISTAT sa come far ballare i numeri davanti a mass media ottusi e bendisposti, ha detto che questa misura ridurrà del 2% la disoccupazione giovanile sotto i trent’anni e subito il suo annuncio è stato rilanciato come un fatto enorme.
Facciamo un piccolo conto. Il governo ha annunciato che con i suoi provvedimenti ci saranno 200.000 assunzioni di giovani. Se questo fosse vero e, come dice Giovannini, corrispondesse ad un calo del 2% dell’ammontare complessivo della disoccupazione giovanile, vorrebbe dire che questa assomma a ben 10 milioni di persone, un numero forse superiore a tutta la popolazione tra i 18 e i 30 anni…
Evidentemente non è così e Giovannini ci dice tra le righe, dove i mass media di regime non guardano e non fanno guardare, che la riduzione della disoccupazione giovanile sarà molto inferiore alle assunzioni previste, diciamo a spanne attorno a un decimo.
Quindi la disoccupazione giovanile viene ridotta di 20000 persone. È le altre 180.000?
Ammesso che si verifichino tutte, esse saranno chiaramente assunzioni di giovani che non riducono la disoccupazione perché le aziende avevano già programmato di farle.
Tito Boeri sulla Repubblica afferma che le attuali assunzioni di giovani sono 120.000 al mese. Il programma del governo è scaglionato su 4 anni…
Quindi i soldi pubblici andranno soprattutto a quelle medie e grandi aziende che vanno meglio di altre e che avevano comunque bisogno di assumere. Un puro regalo.
Ma i 20.000 di Giovannini? Beh, temo che a quelli corrispondano altrettanti licenziamenti per lavoratrici e lavoratori di altre fasce di età.Non bisogna mai dimenticare infatti che tutti gli indicatori economici dicono che la disoccupazione complessiva aumenterà.
Quindi i posti di lavoro che si perdono sono di più di quelli che si creano e se si incentivano le assunzioni per una certa fascia di età, ovviamente altre generazioni vengono licenziate di piùIn concreto avremo aziende che si libereranno delle e dei dipendenti con più di 50 anni per assumere giovani che pagano con un salario molto basso e sui quali sono sgravate dai contributi. E siccome si va in pensione a 70 anni e ci sono già schiere di esodati, è chiaro che le aziende licenzieranno per assumere.
È la famosa staffetta generazionale, condannata da quella associazione sovversiva che è l’Organizzazione del lavoro delle Nazioni Unite. Perché, afferma l’ILO, in realtà distrugge lavoro buono e reddito.
Quindi la sostanza è che le misure del governo daranno qualche piccolo risultato nella direzione voluta solo se verranno licenziati padri e madri per far posto ai figli.
In una condizione di crisi e recessione ci sono solo due modi per ridurre davvero la disoccupazione. Il primo e fare investimenti che creino lavoro aggiuntivo, il secondo è quello di ridurre l’orario tra gli occupati per redistribuire il lavoro tra più persone.
Il governo rifiuta entrambe queste vie nel nome dell’austerità europea, e dunque può solo tirare la coperta sempre più stretta da un lato o dall’altro, aumentando la precarietà e la disoccupazione complessiva.
Non è un caso che il piano giovani sia accompagnato dalla davvero notevole impresa di essere riusciti a peggiorare la legge Fornero, agevolando ancor di più le assunzioni a termine e senza controllo.
Le ricette sul lavoro del governo Letta sono dunque le solite misure liberiste che si adottano in tutta Europa, con fallimento progressivo. Il paese che da più anni governa il mercato del lavoro con pacchetti di misure come quelle appena decise è la Spagna: l’unico grande stato europeo con una disoccupazione complessiva e giovanile superiore alla nostra.
Quindi queste misure falliranno e sprecheranno, come tutte le politiche del lavoro degli ultimi venti anni che ora sono ben sintetizzate da un governo che raccoglie il fallimento della destra e quello del centrosinistra.
Del resto questa sintesi fallimentare non si esprime solo sul lavoro. Su tutto il governo delle larghe intese o rinvia, o vende fumo, o fa il gioco delle tre carte.
Si rinvia l’IVA e intanto si aumentano le tasse qua e là. Si vota una pausa di riflessione parlamentare sugli F 35 e la si fa coincidere con una pausa dei lavori prevista dal contratto di acquisto degli aerei, che viene confermato.
Si rinvia, si confezionano pacchi mediatici, si cacciano balle con la faccia seria e rigorosa.
Forse la soddisfazione di Berlusconi è più di fondo: se lui è al tramonto, la sua eredità culturale e politica si consolida nel regime delle larghe intese.
lunedì 17 giugno 2013
Accordo CGIL CISL UIL /Confindustria sulla rappresentanza sindacale un commento di USB
Accordo CGIL CISL
UIL /Confindustria sulla rappresentanza sindacale
Un accordo per impedire ai
lavoratori di scegliere liberamente chi li rappresenta
e di decidere sulle piattaforme e sui
contratti
Confindustria da tempo premeva per dare attuazione all’accordo del 28
giugno 2011, quello per intenderci che ha autorizzato le deroghe ai contratti nazionali e persino alle leggi che
tutelano il lavoro, come prescritto dal famigerato art.8 dell’ex Ministro
Sacconi, per arrivare ad affermare una volta per tutte che un accordo raggiunto
con la maggioranza dei soggetti sindacali non può assolutamente essere rimesso
in discussione, è la famosa esigibilità.
Il modello FIAT esteso a tutti!
La gravità di quest’intesa non sfugge a quanti hanno a
cuore la democrazia e di diritti di lavoratrici e lavoratori sui posti di
lavoro, essa vuole sancire l’assoluto monopolio di CGIL CISL UIL già assicurato dalla norma che assicurava loro
il 33% dei delegati RSU: ora vogliono arrivare al 100%!
In concreto la misura della rappresentatività, che
definirà i sindacati ammessi alla contrattazione nazionale, avviene sulla media
del 5% tra voti ricevuti nelle elezioni delle RSU e iscritti; peccato che la determinazione degli iscritti avverrà
sulla base delle trattenute sindacali che saranno certificate dall’INPS
esclusivamente ai firmatari di questa’accordo! Le deleghe a favore dei sindacati
conflittuali, di base, non saranno conteggiate impedendo loro di dimostrare il consenso tra i lavoratori, a cui
viene negato il diritto di decidere da chi farsi rappresentare. Alla faccia della democrazia!
Le lavoratrici e i lavoratori non avranno alcun ruolo
nella definizione delle piattaforme contrattuali: saranno discusse
esclusivamente quelle presentate dai sindacati che, tra i firmatari dell’intesa,
rappresentino una maggioranza del 50%+1; stessa cosa per rendere valido e
definitivo un contratto, senza alcun obbligo di referendum, si parla solo di
consultazione certificata che non si capisce bene cosa sia. Se si fosse
trattato di referendum lo avrebbero scritto!
Le elezioni RSU possono essere indette solo dai firmatari
del protocollo del 31 maggio, cioè CGIL CISL UIL e dai sindacati aderenti a
queste confederazioni con l’aggiunta dell’UGL.
Gli altri sindacati potranno partecipare ma a condizione
dell’adesione formale a quest’accordo, compreso
l’impegno a non mettere in alcun modo in discussione i contratti nazionali e gli accordi
aziendali firmati dalla maggioranza dei sindacati o delle RSU/RSA , pena le
sanzioni che saranno previste nei CCNL verso i dissidenti insieme a
pesanti limitazioni al diritto di sciopero.
I padroni ottengono la sicurezza che gli accordi firmati
non siano più messi in discussione, CGIL CISDL UIL e i loro sindacati di
categoria, come la FIOM di Landini che ha elogiato questo accordo (sic! ), hanno ottenuto l’esclusività dei diritti
sindacali, della contrattazione e della rappresentanza mentre i lavoratori
vengono trattati alla stregua di utili idioti, visto che non possono scegliere
liberamente né i propri rappresentanti né decidere sulle piattaforme e poi sui
contratti.
La libertà di ognuno è violata da questo accordo che
consegna la vista di milioni di lavoratori a org sindacati disponibili a
firmare qualsiasi schifezza richiesta dalle aziende come dimostrano tanti, come
quello del San Raffaele, respinto dai lavoratori con il referendum.
Quest’accordo deve essere rifiutato, organizzando la
mobilitazione in ogni luogo, cominciando a rifiutarsi di ingrassare con le
iscrizioni CGIL CISL UIL e le loro organizzazioni di categoria , una casta
che in cambio del peggioramento delle
nostre condizioni di lavoro e di salario ottiene benefici e privilegi per i
loro patronati, per gli enti bilaterali, con la gestione della previdenza e
dell’assistenza sanitaria integrative.
Seppelliamo sotto una valanga di
disdette
questi vampiri
della democrazia che ‘vogliono vincere facile’
20
Giugno 2013
USB lavoro Privato
17/6 Sciolta l'area 'la CGIL che vogliamo'
Redazione Rete28
Nella riunione di coordinamento nazionale della scorsa settimana è stato deciso lo scioglimento dell'area 'la CGIL che vogliamo'. L'area di minoranza congressuale da tempo era totalmente inattiva e la Rete 28 aprile si era ricostituita proprio per reagire a questa situazione... Ora la decisione di sciogliere formalmente la minoranza è coerente con la scelta di sostenere il terribile accordo sulla rappresentanza a del 31 maggio e di concordare con Susanna Camusso di fare il congresso sulla stessa posizione.. Decisiva per queste scelte è stata la progressiva involuzione delle posizioni del gruppo dirigente Fiom, oramai in totale sintonia con quelle del gruppo dirigente CGIL e totalmente rientrate nel contesto politico del centrosinistra. A questo punto la nuova maggioranza che governa la CGIL è la maggioranza Camusso - Landini, alla quale intendiamo opporci con rigore e coerenza....
Nella riunione di coordinamento nazionale della scorsa settimana è stato deciso lo scioglimento dell'area 'la CGIL che vogliamo'. L'area di minoranza congressuale da tempo era totalmente inattiva e la Rete 28 aprile si era ricostituita proprio per reagire a questa situazione... Ora la decisione di sciogliere formalmente la minoranza è coerente con la scelta di sostenere il terribile accordo sulla rappresentanza a del 31 maggio e di concordare con Susanna Camusso di fare il congresso sulla stessa posizione.. Decisiva per queste scelte è stata la progressiva involuzione delle posizioni del gruppo dirigente Fiom, oramai in totale sintonia con quelle del gruppo dirigente CGIL e totalmente rientrate nel contesto politico del centrosinistra. A questo punto la nuova maggioranza che governa la CGIL è la maggioranza Camusso - Landini, alla quale intendiamo opporci con rigore e coerenza....
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