di Matteo Alviti liberazione 29 ottobre 2011
Nella storia della Grecia moderna non era mai capitato. Karolos Papoulias, il presidente della repubblica, ieri è stato costretto ad abbandonare la manifestazione organizzata per celebrare l'anniversario dell'entrata in guerra di Atene nel secondo conflitto mondiale, nel 1940.
Per le vibranti proteste popolari, Papoulias ha dovuto lasciare il palco d'onore, da cui avrebbe salutato l'ormai tradizionale parata militare organizzata ogni anno a Salonicco. E che invece, nel "quarto anno di grazia" della crisi economica e internazionale che ha messo in ginocchio il paese, è stata annullata.
Centinaia di manifestanti hanno protestato duramente, a Salonicco, contro la lunga serie di tagli draconiani imposti dal governo di centro-sinistra del premier socialdemocratico Giorgos Papandreou, che guidato dalla mano della troika composta da Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale ha colpito tutto quel che c'era da colpire. Stipendi e salari del settore pubblico e privato, pensioni, beni dello stato, occupazione, mercato del lavoro, contrattazione nazionale: niente è, né sarà più come prima.
Dure proteste, ieri, anche ad Atene, per l'altrettanto tradizionale parata degli studenti. Molti dei giovani, che hanno sfilato con una fascia nera al braccio in segno di lutto per la scomparsa dell'istruzione, per protesta hanno voltato la testa dalla parte opposta al palco che ospitava le autorità. I ragazzi hanno così voluto togliere il saluto a quella che considerano essere una delle principali responsabili del disastro in cui è piombato il sistema formativo greco: la ministra della pubblica istruzione Anna Diamantopoulou. Anche ad Atene si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia alla fine della parata, abbandonata in fretta dalle autorità.
Dopo il vertice di Bruxelles di mercoledì notte, Papandreou è convinto che la Grecia abbia più possibilità di prima di uscire dalla crisi. Secondo il premier socialdemocratico il taglio del 50% del debito greco in mano ai privati non peserà sulla liquidità del paese, né sulle pensioni o sulla sovranità nazionale, come avevano presagito le opposizioni. Per Papandreou la Grecia è «un paese a potenziale illimitato», ha detto giovedì sera in un discorso televisivo: «Dobbiamo però lavorare tutti insieme. La crisi ci dà l'occasione di cambiare la Grecia e l'accordo di Bruxelles ci dà il tempo per farlo». Per il leader del partito socialista Pasok, che sembra distante anni luce dai mal di pancia della piazza, i risultati del vertice dell'eurozona dimostrano che «i nostri partner nell'Ue riconoscono gli sforzi del popolo greco e ne vogliono il successo».
Intanto l'agenzia di rating Fitch ha reso noto ieri che presto potrebbe rialzare la valutazione sulla Grecia, portandola dall'attuale ‘CCC' a ‘B'. Tutto dipende da come verrà tradotto l'accordo sul taglio del 50% del debito in mano ai privati (banche, assicurazioni, fondi pensione), un passo fondamentale, scrive Fitch, per riportare le finanze di Atene a un punto sostenibile. Ma c'è un ma: prima di arrivare alla rivalutazione Atene dovrà probabilmente scendere al tanto temuto default, quattro gradini più in basso, alla ‘D'. Un passaggio che potrebbe innescare altri problemi. La nuova valutazione di Fitch dipenderà da quale percentuale di creditori privati - oggi in possesso di 210 miliardi di debito pubblico greco - si assoggetterà al taglio "volontario". Fitch stima un buon 85%.
E se le banche internazionali hanno dovuto accettare "a malincuore" il taglio, quelle greche se la passano veramente male. Oltre ai 30 miliardi di euro che si stima saranno persi con l'"haircut" - la riduzione del debito di cui sopra - gli istituti di credito locali hanno anche detto addio, in due anni di crisi, a circa un quinto dei capitali depositati dalle famiglie greche, più o meno 38 miliardi di euro. Per le banche è un lento stillicidio: niente fuga di massa, code ai bancomat o agli sportelli, solo una continua diminuzione, che potrebbe metterle ora in ginocchio.
Nella storia della Grecia moderna non era mai capitato. Karolos Papoulias, il presidente della repubblica, ieri è stato costretto ad abbandonare la manifestazione organizzata per celebrare l'anniversario dell'entrata in guerra di Atene nel secondo conflitto mondiale, nel 1940.
Per le vibranti proteste popolari, Papoulias ha dovuto lasciare il palco d'onore, da cui avrebbe salutato l'ormai tradizionale parata militare organizzata ogni anno a Salonicco. E che invece, nel "quarto anno di grazia" della crisi economica e internazionale che ha messo in ginocchio il paese, è stata annullata.
Centinaia di manifestanti hanno protestato duramente, a Salonicco, contro la lunga serie di tagli draconiani imposti dal governo di centro-sinistra del premier socialdemocratico Giorgos Papandreou, che guidato dalla mano della troika composta da Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale ha colpito tutto quel che c'era da colpire. Stipendi e salari del settore pubblico e privato, pensioni, beni dello stato, occupazione, mercato del lavoro, contrattazione nazionale: niente è, né sarà più come prima.
Dure proteste, ieri, anche ad Atene, per l'altrettanto tradizionale parata degli studenti. Molti dei giovani, che hanno sfilato con una fascia nera al braccio in segno di lutto per la scomparsa dell'istruzione, per protesta hanno voltato la testa dalla parte opposta al palco che ospitava le autorità. I ragazzi hanno così voluto togliere il saluto a quella che considerano essere una delle principali responsabili del disastro in cui è piombato il sistema formativo greco: la ministra della pubblica istruzione Anna Diamantopoulou. Anche ad Atene si sono verificati scontri tra manifestanti e polizia alla fine della parata, abbandonata in fretta dalle autorità.
Dopo il vertice di Bruxelles di mercoledì notte, Papandreou è convinto che la Grecia abbia più possibilità di prima di uscire dalla crisi. Secondo il premier socialdemocratico il taglio del 50% del debito greco in mano ai privati non peserà sulla liquidità del paese, né sulle pensioni o sulla sovranità nazionale, come avevano presagito le opposizioni. Per Papandreou la Grecia è «un paese a potenziale illimitato», ha detto giovedì sera in un discorso televisivo: «Dobbiamo però lavorare tutti insieme. La crisi ci dà l'occasione di cambiare la Grecia e l'accordo di Bruxelles ci dà il tempo per farlo». Per il leader del partito socialista Pasok, che sembra distante anni luce dai mal di pancia della piazza, i risultati del vertice dell'eurozona dimostrano che «i nostri partner nell'Ue riconoscono gli sforzi del popolo greco e ne vogliono il successo».
Intanto l'agenzia di rating Fitch ha reso noto ieri che presto potrebbe rialzare la valutazione sulla Grecia, portandola dall'attuale ‘CCC' a ‘B'. Tutto dipende da come verrà tradotto l'accordo sul taglio del 50% del debito in mano ai privati (banche, assicurazioni, fondi pensione), un passo fondamentale, scrive Fitch, per riportare le finanze di Atene a un punto sostenibile. Ma c'è un ma: prima di arrivare alla rivalutazione Atene dovrà probabilmente scendere al tanto temuto default, quattro gradini più in basso, alla ‘D'. Un passaggio che potrebbe innescare altri problemi. La nuova valutazione di Fitch dipenderà da quale percentuale di creditori privati - oggi in possesso di 210 miliardi di debito pubblico greco - si assoggetterà al taglio "volontario". Fitch stima un buon 85%.
E se le banche internazionali hanno dovuto accettare "a malincuore" il taglio, quelle greche se la passano veramente male. Oltre ai 30 miliardi di euro che si stima saranno persi con l'"haircut" - la riduzione del debito di cui sopra - gli istituti di credito locali hanno anche detto addio, in due anni di crisi, a circa un quinto dei capitali depositati dalle famiglie greche, più o meno 38 miliardi di euro. Per le banche è un lento stillicidio: niente fuga di massa, code ai bancomat o agli sportelli, solo una continua diminuzione, che potrebbe metterle ora in ginocchio.