mercoledì 21 dicembre 2011

Documento conclusivo dell'assemblea del movimento No Debito svoltasi a Roma il 17 dicembre 2011






Documento conclusivo dell'assemblea del movimento No Debito svoltasi a Roma il 17 dicembre e approvato all'unanimità dalle circa 600 persone presenti. Il documento contiene gli impegni politici e organizzativi assunti al termine del dibattito.

Il Comitato No Debito è un movimento organizzato che si riconosce nei contenuti dell'appello "Dobbiamo fermarli. Noi il debito non lo paghiamo. 5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche". Esso raccoglie militanti singoli, attraverso la loro adesione individuale all'appello, e soggetti collettivi e organizzati politici e sociali.
Il Comitato No Debito si propone l'obiettivo di costruire un movimento di resistenza contro il pagamento del debito, contro le misure antipopolari e di distruzione di quanto resta dello stato sociale e contro ogn grave attentato alla democrazia, ai diritti e a ogni concetto di rappresentanza popolare. Ma dal momento dell'insediamento del governo Monti, che rappresenta in modo coerente il "governo delle banche e della BCE" che avevamo richiamato nel testo dell'appello, al precedente obiettivo si affianca anche quello di costruire e dar voce a un'opposizione politica e sociale a questo governo, contrastando l'immagine di un quadro politico a cui si opporrebbero solo il razzismo della Lega e il fascismo dell'estrema destra.
L'assemblea, facendo propria la decisione di dare continuità anche organizzativa al movimento No Debito, assume dunque come punto qualificante della propria iniziativa la costruzione dell'opposizione e dell'alternativa al governo Monti.
In questo quadro, gli impegni che si assumono sono:
1.      la generalizzazione nei territori dei Comitati No Debito;
2.      una campagna per chiedere il diritto al voto referendario sulle scelte economiche e sociali che ci sono imposte dal vincolo europeo;
3.      l'approfondimento della piattaforma del nostro movimento sempre partendo dai 5 punti dell'assemblea del 1' ottobre;
4.      l'indizione per il 21 gennaio di un No Debito Day per una vasta e diffusa iniziativa di contrasto al pensiero unico sulla lettura del debito, sulla ineluttabilità del suo pagamento e della conseguente macelleria sociale che sta devastando la società e la democrazia in vari paesi europei e per sostenere la legittimità e l'opportunità che i popoli possano pronunciarsi con un voto democratico sui vincoli europei;
5.      l'appello a tutte le persone e a tutte le forze organizzate che vogliono opporsi al governo delle banche in Italia e in Europa e al governo Monti per una prima grande manifestazione nazionale a Milano, in una data successiva allo sciopero con manifestazione a Roma del sindacalismo di base del 27 gennaio e alla manifestazione della Fiom dell'11 febbraio, scioperi e manifestazioni a cui il movimento No Debito aderisce e che sostiene. La manifestazione a Milano sarà preparata e preceduta da incontri e assemblee affinché essa sia promossa e organizzata dal fronte di forze il più vasto possibile. In ogni caso l'assemblea fa appello perché il prossimo vertice Monti-Merkel-Sarkozy, previsto in Italia a gennaio, sia raggiunto dalla contestazione alla politica dei governi, contro la politica della BCE e delle istituzioni europee, contro i tagli allo stato sociale e l'aggressione ai diritti dei lavoratori;
6.      la costruzione di un'iniziativa di mobilitazione europea contro il debito e contro le misure di austerità che colpiscono via via sempre più numerosi popoli europei.
Gli aderenti individuali e i soggetti organizzati partecipanti si impegnano a partecipare e a sostenere le manifestazioni e le iniziative pubbliche nazionali del movimento No Debito, a costruire i comitati locali e a sostenere e a stimolare l'allargamento dell'adesione individuale e collettiva e ad esso.
Il movimento No Debito si articola in coordinamenti nazionale e territoriali, aperti alla partecipazione degli aderenti individuali e di rappresentanti dei soggetti collettivi. Periodicamente organizza assemblee nazionali e territoriali.
I coordinamenti, ai diversi livelli, sono titolari delle decisioni sugli orientamenti politici generali, sulle iniziative pubbliche, sulle scelte organizzative. Queste scelte vengono adottate con il metodo del massimo consenso.
I coordinamenti possono scegliere di indicare uno o più portavoce e di formare commissioni tematiche (organizzativa, comunicazione, su specifiche manifestazioni e iniziative, ecc.) a cui demandare approfondimenti e decisioni specifiche.
Il movimento No Debito autofinanzia le proprie iniziative attraverso i contributi volontari degli aderenti individuali e attraverso contributi concordati con i soggetti organizzati partecipanti.
A tale scopo il movimento No Debito apre un conto corrente sul quale transiteranno le entrate di cui sopra e sul quale saranno addebitate le spese. La contabilità del Comitato No debito sarà periodicamente pubblicata.

martedì 20 dicembre 2011

Super Mario : Il berlusconismo oltre Berlusconi


 
Furio Mocco 16/12/2011
Una vecchia storiella racconta come ai funerali di un Re terribile e tiranno,
mentre tutti i popolani facevano festa, un vecchio in disparte sembrava tutt'altro che felice.
E quando gli chiesero il motivo della sua tristezza,e perchè non gioisse, egli rispose:
"SI, voi gioite per la morte di questo terribile tiranno, ma io penserei piuttosto a che pezzo di fetente è il suo figliolo, destinato ora al trono ...!!!"
L’attualità di questa storiella è del tutto evidente nella vicenda della sostituzione di Silvio Brlusconi con Mario Monti.
Chi si è inebriato e ha festeggiato questo evento, finge o più  gravemente continua a negare, che il nuovo RE ne incarni le politiche liberiste e macellaie. Le porta alle estreme conseguenze.
L’unica differenza tra i due RE è che oggi la macelleria sociale viene annunciata in doppiopetto. Con sobietà. ‘Poco Poco , Piano Piano’, come direbbe  Gigi Marzullo.
La ricetta Monti che il parlamento italiano sta per votare, sostenuta da uno schieramento di centro-pseudo sinistra-destra, costituisce l’avvio di una procedura di default (fallimento) del nostro paese, pilotato dalle banche,dalla BCE e dai poteri occulti che decidono sulla vita e sulla sopravvivenza di milioni di cittadini italiani ed europei e di intere nazioni.
La manovra titolata ‘Salva Italia’ proietta il nostro paese in una procedura di fallimento di cui subdolamente tutti i suoi sostenitori continuano a non parlare.
Procedura già applicata in Argentina, in Grecia ed ora in Italia.
Come in tutte le procedure di fallimento,in virtù dell’urgenza e della straordinarietà della situazione, saltano le regole e gli ordinamenti applicati ai normali rapporti socio-economici dei soggetti coinvolti nell’evento.
Salta così la democrazia, salta il dettato costituzionale,  saltano tutti i rapporti e patti sociali in essere. Essi vengono sostituiti con le regole auree,o presunte tali, dell’economia e della finanza speculativa.
Ciò sta avvenendo in tutti gli stati cosiddetti ‘maiali’ Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Gracia e Spagna).
Apripista di questo percorso per cronologia è la Gracia, seguita a pochi mesi di distanza dall’Italia.La nomina imposta dal Fondo Monetario Iternazionale di Monti in Italia e di Papademos in Grecia non è per nulla casuale.
Lo stampo classista,demagogico , provocatorio e arrogante della manovra sta nelle parole di super Mario, nelle finte lacrime della Fornero, nella salvaguardia degli interessi dei potentati bancari e finanziari per i quali lo stato garantisce fondi di salvaguardia senza richiedere in contropartita alcuna garanzia. Il suo stampo classista,demagogico , provocatorio e arrogante sta nella difesa di un patto stipulato con gli evasori e gli speculatori che hanno impoverito in modo irreversibile il nostro paese. In base a questo patto non è permesso richiedere e tassare il maltolto.Sta nell’accanimento terapeutico scatenato su intere generazioni.Sta nella prosecuzione di una strategia di guerra generazionale padri-figli-nipoti che addita i ‘padri’ come i responsabili del disastro economico-sociale in atto.  
Sta nella politica dei ‘due pesi,due misure’ applicata ai contratti stipulati con i grandi evasori, che sono intoccabili, rispetto a quelli stipulati con i cittadini che diventano sudditi in una rapporto istituzionale ridotto a signorinaggio e  strozzinaggio.
Tutto ciò avviene grazie alla complicità degli accordi sindacali,al patto del 28 giugno, alla concertazione giocata da anni sulla contrazione dei diritti. Grazie al sistema elettorale bipolare che da oggi diventa monopolare, grazie alla continua disapplicazione del dettato costituzionale perpetrato da chi subdolamente viene presentato quale suo estremo garante.
La manovra Monti applica integralmente la ricetta Draghi-Trichet inviata a Silvio Berlusconi in estate. Le posizioni esternate in allora dalle forze politiche rappresentate in parlamento concretizzano oggi la larghissima maggioranza di cui dispone il governo Monti. L’assunzione dogmatica del mercato, di una politica che adbica definitivamente in favore dei potentati economici e finanziari , del pareggio di bilancio sancito in costituzione, sono assunti come faro e progetto politico anche dal ‘riformismo’ italiano del XXI secolo che osa autodefinirsi ancora baluardo e difensore della democrazia,della costituzione e dello stato sociale.
In nome di queste regole si è permeso e concretizzata la dilapidazione di un patrimonio di professionalità, conoscenze, tessuto economico-sociale immenso.Veicolando accordi,dismissioni,privatizzazioni, delocalizzazioni di cui Fiat e Fincantieri sono gli ultimi esempi. Le svendite delle imprese continuano.Oggi 16 Dicembre 2011 per cento milioni di euro lo spumante Gancia passa al re della vodka, Roustam Tariko.
Dopo Martini e Cinzano,Parmalat un altro pezzo cambia passaporto a conferma che l'Italia è un'appetibile terra di conquista per gli stranieri. Bertolli, Carapelli,Olio Sasso , Buitoni, Perugina , Galbani, Cademartori e Locatelli sono casi già archiviati. Anche l’alimentare perde progressivamente pezzi come la manifattura e la cantieristica.
In nome del mercato e della competitività si è realizzato il controllo e la diminuzione del salario diretto e differito di milioni di lavoratori,si è avviata la clamorosa truffa dei sistemi previdenziali privati che sono stati in grado di intercettare somme cospicue di denaro fresco per investirlo nella speculazione finanziaria e nella delocalizzazione produttiva di imprese.
L’insostenibilità contabile,oltre che morale, della manovra è nei risultati economici ad essa connessi. Questi risultati parlano,nonostante le poderose ed immense risorse monetarie sottratte ai sudditi, di recessione e disoccupazione.
Al di la della demagogia utilizzata per veicolare la riforma pensionistica, che indica nella insostenibilità dei conti dell’istituto previdenziale la ragione della manovra, la ragione di questo provvedimento sta nel fatto che quello previdenziale è, e rimarrà, l’unico capitolo o ‘cassetto’ del bilancio italiano dispobilie per liquidità ed in attivo. Dal quale attigere per finanziare una poderosa manovra di redistribuzione di risorse monetarie dai ‘poveri’ verso i ricchi.
Se i governi di centro-destra Berlusconi-Bossi-Tremonti sono i primari responsabili di queste politiche, i governi Ciampi,Amato, Dini,D’Alema,Prodi sono quelli che hanno aperto definitavente la strada al massacro sociale in atto, protetti da un consenso sociale costruito e veicolato mediante la concertazione , l’assunzione del ‘riformismo’ e della modernizzazione del paese giocato sui diritti globali.
Ricostruire un tessuto sociale capace di opporsi e fermare questo massacro,dopo anni di ‘pace sociale’ imposta dalla concertazione, è impresa difficile e lunga.
Certo non basta qualche ‘sciopericchio’ giocato sul pseudo miglioramento di alcune parti della manovra Monti , finalizzato a giustificare l’appoggio incondizionato del PD al governo.
La realtà odierna ci consegna una fotografia del centro-sinistra di Vasto ,con la sola esclusione dell’IDV di Di Pietro intenzionato a non votare la manovra, del tutto contiguo e allineato alle politiche economiche e monetarie di un blocco sociale finanziario e confindustriale in rotta di collisione con gli interessi di milioni di cittadini italiani.
Ricostruire un’opposizione sociale forte, protagonista di stagioni di lotte e rivendicazioni alternative alla sudditanza alle leggi capitalistiche e finanziarie è il compito a cui è sempre stata chiamata storicamente la sinistra italiana e internazionale. Questo compito deve essere svolto assumendo come punto di partenza l’impossibilità di intraprendere scorciatoie tecnico-elettroralistiche storicamente controproducenti.
Tutto ciò è vero sia a livello nazionale che a livello locale(comuni,provincie,regioni), dove i contraccolpi della manovra Monti si concretizzano nella svendita dei beni comuni, nelle privatizzazioni dei servizi pubblici locali, sui quali la manovra punta.
L’operato del governo Monti e ciò che accadrà nei prossimi mesi ha già profondamente mutato il quadro politico e sociale italiano.
Firenze e Torino sono le stesse facce della deriva sociale xenofoba e razzista intrapresa e alimentata in questi anni dalla Lega nord, che oggi tenta di rifarsi una verginità e una presentabilità posizionandosi all’opposizione del governo del ‘Professore’. Tentando di cancellare con un colpo di spugna le scelte politiche effettuate in questi anni di governo.
Pensare che conclusa l’esperienza Monti tutto tornerà come prima è un’altra menzogna che ci viene raccontata giornalmente.
Mentre qualcuno ancora parla di difendere il dettato costituzonale, oggi di fatto siamo transitati in una repubblica presidenziale, a democrazia sospesa, nella quale al ‘popolo sovrano’ è stato impedito di esprimersi, e al quale viene imposto di immolare le parti più intime del proprio corpo sull’altare del capitalismo economico e finanziario.
Si deve Ripartire

Iniziativa 28 Dicembre 2011 ore 20.45 Sala Gallesio Finale




28 Dicembre 2011 ore 20.45 Sala Gallesio Finale
 
relazione Tecnico / introduttiva di Marco Pellifroni.
A seguire un intervento per ognuna delle organizzazioni coinvolte (PCL Finale, PRC Finale, Unitiallabase)   
dibattito

mercoledì 7 dicembre 2011

Scioperino,scioperetto,sciopericchio - Comunicato Confederazione Unitaria di Base di Savona


Contro la manovra del governo Monti
Scioperino,
                                               scioperetto,
                                                                                              sciopericchio.
SCIOPERO GENERALE

Di fronte al pesantissimo attacco alle condizioni di vita e salariali dei lavoratori, alle pensioni, a qualunque tipo di servizio pubblico, dalla sanità alla scuola ai trasporti, portato avanti dal governo Monti (mai eletto dal popolo ma imposto dalla BCE e dalle banche nostrane, cioè coloro che la crisi l'hanno generata, a tutela dei propri privilegi) CGIL CISL e UIL hanno indetto per lunedì 12 dicembre tre ore di sciopero.
Ma questa iniziativa, la cui esiguità di fatto preclude a quasi tutti i lavoratori la possibilità di partecipare a qualunque manifestazione, è ulteriormente resa poco significativa dalle motivazioni stesse a promozione dello sciopero: I dirigenti di questi sindacati non vogliono impedire la manovra ma protestano solo perchè non sono stati ammessi al tavolo per concertarla, o quantomeno ne chiedono solamente parziali riduzioni.
Ciononostante milioni di lavoratori lunedì mattina scenderanno in sciopero, a difesa delle proprie condizioni di vita e dei propri posti di lavoro, estendendo lo sciopero in molte fabbriche e categorie e manifestando ovunque l'indisponibilità a pagare i costi di una crisi che non hanno originato e che non vogliono pagare.
Anche il concetto di equità è una truffa inaccettabile: non solo i lavoratori, i pensionati, i giovani hanno già pagato e duramente, ma gli effetti di queste scelte non peserebbero in modo proporzionale.
Mentre per un lavoratore ulteriori sacrifici significherebbero saltare il pasto per lorsignori equivarrebbero al massimo alla rinuncia dell'oliva nell'aperitivo.
Per questo Lunedì mattina saremo in sciopero anche noi, nell'ottica di un'indispensabile unità alla base dei lavoratori, non a sostegno delle proteste della Camusso e di Bonanni per non essere stati accettati al tavolo, ma per dire che questa manovra non deve passare, che abbiamo dato fin troppo e che è ora di far pagare solo chi non ha mai pagato, attraverso una lotta che a colpi di sciopero generale segni l'inizio di una riscossa del mondo del lavoro.