sabato 29 giugno 2013

LETTERA APERTA DI P.G. ALLEVA AL SEGRETARIO DEL PD EPIFANI

Alleva è stato per anni a capo della Consulta giuridica della Cgil
"So bene che quello della 'lettera aperta' è un genere letterario un po’ polveroso e passato di moda, ma credo di avere, questa volta, due ottime ragioni per farvi ricorso.
La prima è che siamo alla vigilia del più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che nessuno sembra essersene accorto, perché il Governo Letta, che ne è l’autore, ed è espressione del Partito Democratico di cui sei Segretario, l’ha ipocritamente mascherato da semplice misura di supporto all’occupazione giovanile.
Si tratta, nientemeno, che della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale – e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro.
La seconda ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri Segretario della CGIL, in qualità, per così dire, di “giuslavorista in capo” (come, in precedenza, avevo fatto con Cofferati e con Trentin), e ti ho sentito ripetere in ogni occasione, in pubblico e in privato, nelle piazze e nei convegni, un concetto importantissimo: che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, non passa dalla distruzione della loro dignità e riduzione ad uno stato di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato incontrollato.
Hai sempre, giustamente, rimarcato che è assolutamente falso che licenziamento e precariato “liberi” aumentino, anche minimamente, l’occupazione, che dipende, invece, dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo dimostra, tra l’altro, l’esempio della Spagna, che dopo aver liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e – aggiungo – lo ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del Governo Monti–Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la quale, ovviamente, dopo un anno non ha creato neanche un posto di lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino questa micidiale proposta del Governo Letta, come è stata spiegata da anticipazioni di stampa: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero “acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a 29 anni, mentre per gli altri lavoratori il “primo” contratto a termine, che la riforma Fornero ha già reso “acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“Acausale” significa che il termine automatico di scadenza potrebbe essere apposto al contratto anche senza una specifica ragione o causa, e cioè anche per far fronte e normali e continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano esigenze temporanee.
Ma chiediamoci, allora, perché il datore di lavoro, per sopperire ad esigenze produttive continuative dovrebbe ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe naturale, bensì a contratti a termine, e perché le organizzazioni datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia o controsenso.
Per rispondere, bisogna bandire ogni ipocrisia, e riconoscere che non vi è altra ragione che questa: che il contratto a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo Statuto del Lavoratori ed ogni altra legge protettiva, che nessun lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato rinnovo del contratto a termine.
Non per nulla un entusiastico plauso alla “proposta Letta” (o Giovannini) è venuto da una schiera di eminenti giuristi ed avvocati di parte datoriale, che della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune personali,.
Se passerà la “Riforma Letta” (o Giovannini) tutte le nuove assunzioni saranno a termine, ed il precariato sarà la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di dignità.
Né si dica che già oggi la maggioranza delle assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle esigenze produttive, ed in ogni momento il lavoratore che voglia sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità, ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
E nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre voluto che la CGIL disponesse di una capillare rete di uffici vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti lottano ogni giorno contro l’illegalità.
Puoi, dunque, come Segretario del Partito Democratico – da cui questa disastrosa proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto, impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati?
In molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta governativa di “acausalità” dei contratti a termine, che, tra l’altro viola platealmente la Direttiva Europea n. 1999/70, la quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da condizioni obiettive”.
Ribadisco che alla presentazione del decreto da parte del Ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna, dunque, schierarsi ed agire adesso.”



NOTA di Antonio Moscato (28/06/2013): Sono stupito che di certe cose Alleva non si sia accorto un po’ prima, ma è comunque positivo che dall’interno dell’apparato della CGIL almeno una voce si sia pur tardivamente levata contro la attiva collaborazione al massacro. Ovviamente non condivido le speranze di Alleva in un sussulto della coscienza di Epifani, e ancor meno che si taccia sul ruolo della CGIL, più strettamente che mai complice del PD e del governo di larghe intese…

PACCHI E CACCIABALLE COME SEMPRE SUL LAVORO


di GIORGIO CREMASCHI, 27/06/2013


A ben guardare sulla stampa,  le uniche soddisfazioni visibili per i provvedimenti del governo sul lavoro, a parte che da Letta stesso, vengono da Berlusconi e dai gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL.
Berlusconi è andato da Letta e poi dal capo dello Stato, il quale evidentemente non ha problemi a ricevere frequentemente un pluricondannato per reati gravissimi, e ha espresso pieno sostegno al governo e al suo operato. Se evidentemente così il capo del PDL cerca di far dimenticare i devastanti guai con la giustizia, i gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL mostrano ancora una volta di aver dimenticato cosa deve dire e fare un sindacato in momenti come questi.
In Portogallo oggi si sciopera contro l’austerità, qui da noi i leader dei grandi sindacati approvano misure ridicole che stanno alle politiche di austerità come una ciliegina vecchia su una torta andata a male.
Il provvedimento del governo non riduce di una sola unità l’ammontare complessivo della disoccupazione, ma semplicemente la ridistribuisce in piccola quota.
Il ministro Giovannini, che come ex capo dell’ISTAT sa come far ballare i numeri davanti a mass media ottusi e bendisposti, ha detto che questa misura ridurrà del 2% la disoccupazione giovanile sotto i trent’anni e subito il suo annuncio è stato rilanciato come un fatto enorme.
Facciamo un piccolo conto. Il governo ha annunciato che con i suoi provvedimenti ci saranno 200.000 assunzioni di giovani. Se questo fosse vero e, come dice Giovannini, corrispondesse ad un calo del 2% dell’ammontare complessivo della disoccupazione giovanile, vorrebbe dire che questa assomma a ben 10 milioni di persone, un numero  forse superiore a tutta la popolazione tra i 18 e i 30 anni…
Evidentemente non è così e Giovannini ci dice tra le righe, dove i mass media di regime non guardano e non fanno guardare, che la riduzione della disoccupazione giovanile sarà molto inferiore alle assunzioni previste, diciamo a spanne attorno a un decimo.
Quindi la disoccupazione giovanile viene ridotta di 20000 persone. È le altre 180.000?
Ammesso che si verifichino tutte, esse saranno chiaramente assunzioni di giovani che non riducono la disoccupazione perché le aziende avevano già programmato di farle.
Tito Boeri sulla Repubblica afferma che le attuali assunzioni di giovani sono 120.000 al mese. Il programma del governo è scaglionato su 4 anni…
Quindi i soldi pubblici andranno soprattutto a quelle medie e grandi aziende che vanno meglio di altre e che avevano comunque bisogno di assumere. Un puro regalo.
Ma i 20.000 di Giovannini? Beh, temo che a quelli corrispondano altrettanti licenziamenti per lavoratrici e lavoratori di altre fasce di età.Non bisogna mai dimenticare infatti che tutti gli indicatori economici dicono che la disoccupazione complessiva aumenterà.
Quindi i posti di lavoro che si perdono sono di più di quelli che si creano e se si incentivano le assunzioni per una certa fascia di età, ovviamente altre generazioni  vengono licenziate di piùIn concreto avremo aziende che si libereranno delle e dei dipendenti con più di 50 anni per assumere giovani che pagano con un salario molto  basso e sui quali sono sgravate dai contributi. E siccome si va in pensione a 70 anni e ci sono già schiere di esodati, è chiaro che le aziende licenzieranno per assumere.
È la famosa staffetta generazionale, condannata da quella associazione sovversiva che è l’Organizzazione del lavoro delle Nazioni Unite. Perché, afferma l’ILO, in realtà distrugge lavoro buono e reddito.
Quindi la sostanza è che le misure del governo daranno qualche piccolo risultato nella direzione voluta solo se verranno licenziati padri e madri per far posto ai figli.
In una condizione di crisi e recessione ci sono solo due modi per ridurre davvero la disoccupazione. Il primo e fare investimenti che creino lavoro aggiuntivo, il secondo è quello di ridurre l’orario tra gli occupati per redistribuire il lavoro tra più persone.
Il governo rifiuta entrambe queste vie nel nome dell’austerità europea, e dunque può solo tirare la coperta sempre più stretta da un lato o dall’altro, aumentando la precarietà e la disoccupazione complessiva.
Non è un caso che il piano giovani sia accompagnato dalla davvero notevole impresa di essere riusciti a peggiorare la legge Fornero, agevolando ancor di più le assunzioni a termine e senza controllo.
Le ricette sul lavoro del governo Letta sono dunque le solite misure liberiste che si adottano in tutta Europa, con fallimento progressivo. Il paese che da più  anni governa il mercato del lavoro con pacchetti di misure come quelle appena decise è la Spagna: l’unico grande stato europeo con una disoccupazione complessiva e giovanile superiore alla nostra.
Quindi queste misure falliranno e sprecheranno, come tutte le politiche del lavoro degli ultimi venti anni che ora sono ben sintetizzate da un governo che raccoglie il fallimento della destra e quello del centrosinistra.
Del resto questa sintesi fallimentare non si esprime solo sul lavoro. Su tutto il governo delle larghe intese o rinvia, o vende fumo, o fa il gioco delle tre carte.
Si rinvia l’IVA e intanto si aumentano le tasse qua e là. Si vota una pausa di riflessione parlamentare sugli F 35 e la si fa coincidere con una pausa dei lavori prevista dal contratto di acquisto degli aerei, che viene confermato.
Si rinvia, si confezionano pacchi mediatici, si cacciano balle con la faccia seria e rigorosa.
Forse la soddisfazione di Berlusconi è più di fondo: se lui è al  tramonto, la sua eredità culturale e politica si consolida nel regime delle larghe intese.

lunedì 17 giugno 2013

Accordo CGIL CISL UIL /Confindustria sulla rappresentanza sindacale un commento di USB




Accordo CGIL CISL UIL /Confindustria sulla rappresentanza sindacale
Un accordo per impedire ai lavoratori di scegliere liberamente chi li rappresenta
 e di decidere sulle piattaforme e sui contratti

Confindustria da tempo premeva per dare attuazione all’accordo del 28 giugno 2011, quello per intenderci che ha autorizzato le deroghe ai  contratti nazionali e persino alle leggi che tutelano il lavoro, come prescritto dal famigerato art.8 dell’ex Ministro Sacconi, per arrivare ad affermare una volta per tutte che un accordo raggiunto con la maggioranza dei soggetti sindacali non può assolutamente essere rimesso in discussione, è la famosa esigibilità.  Il modello FIAT esteso a tutti!   
La gravità di quest’intesa non sfugge a quanti hanno a cuore la democrazia e di diritti di lavoratrici e lavoratori sui posti di lavoro, essa vuole sancire l’assoluto monopolio di CGIL CISL UIL  già assicurato dalla norma che assicurava loro il 33% dei delegati RSU: ora vogliono arrivare al 100%!
In concreto la misura della rappresentatività, che definirà i sindacati ammessi alla contrattazione nazionale, avviene sulla media del 5% tra voti ricevuti nelle elezioni delle RSU e iscritti;  peccato che la determinazione degli iscritti avverrà sulla base delle trattenute sindacali che saranno certificate dall’INPS esclusivamente ai firmatari di questa’accordo! Le deleghe a favore dei sindacati conflittuali, di base, non saranno conteggiate impedendo loro di  dimostrare il consenso tra i lavoratori, a cui viene negato il diritto di decidere da chi farsi rappresentare.   Alla faccia della democrazia!
Le lavoratrici e i lavoratori non avranno alcun ruolo nella definizione delle piattaforme contrattuali: saranno discusse esclusivamente quelle presentate dai sindacati che, tra i firmatari dell’intesa, rappresentino una maggioranza del 50%+1; stessa cosa per rendere valido e definitivo un contratto, senza alcun obbligo di referendum, si parla solo di consultazione certificata che non si capisce bene cosa sia. Se si fosse trattato di referendum lo avrebbero scritto!
Le elezioni RSU possono essere indette solo dai firmatari del protocollo del 31 maggio, cioè CGIL CISL UIL e dai sindacati aderenti a queste confederazioni con l’aggiunta dell’UGL.
Gli altri sindacati potranno partecipare ma a condizione dell’adesione formale a quest’accordo, compreso l’impegno a non mettere in alcun modo in discussione i contratti nazionali  e gli accordi  aziendali firmati dalla maggioranza dei sindacati o delle RSU/RSA ,  pena le  sanzioni che saranno previste nei CCNL verso i dissidenti insieme a pesanti limitazioni al diritto di sciopero.
I padroni ottengono la sicurezza che gli accordi firmati non siano più messi in discussione, CGIL CISDL UIL e i loro sindacati di categoria, come la FIOM di Landini che ha elogiato questo accordo (sic! ),  hanno ottenuto l’esclusività dei diritti sindacali, della contrattazione e della rappresentanza mentre i lavoratori vengono trattati alla stregua di utili idioti, visto che non possono scegliere liberamente né i propri rappresentanti né decidere sulle piattaforme e poi sui contratti.
La libertà di ognuno è violata da questo accordo che consegna la vista di milioni di lavoratori a org sindacati disponibili a firmare qualsiasi schifezza richiesta dalle aziende come dimostrano tanti, come quello del San Raffaele, respinto dai lavoratori con il referendum.
Quest’accordo deve essere rifiutato, organizzando la mobilitazione in ogni luogo, cominciando a rifiutarsi di ingrassare con le iscrizioni CGIL CISL UIL e le loro organizzazioni di categoria , una casta che  in cambio del peggioramento delle nostre condizioni di lavoro e di salario ottiene benefici e privilegi per i loro patronati, per gli enti bilaterali, con la gestione della previdenza e dell’assistenza sanitaria integrative.
Seppelliamo sotto una valanga di disdette
questi vampiri della democrazia che ‘vogliono vincere facile’

20 Giugno 2013                                                                                                                       USB lavoro Privato

17/6 Sciolta l'area 'la CGIL che vogliamo'

Redazione Rete28
Nella riunione di coordinamento nazionale della scorsa settimana è stato deciso lo scioglimento dell'area 'la CGIL che vogliamo'.  L'area di minoranza congressuale da tempo era totalmente inattiva e la Rete 28 aprile si era ricostituita proprio per reagire a questa situazione... Ora la decisione di sciogliere formalmente la minoranza è coerente con la scelta di sostenere il terribile accordo sulla rappresentanza a del 31 maggio e di concordare con Susanna Camusso di fare il congresso sulla stessa posizione.. Decisiva per queste scelte è stata la progressiva involuzione delle posizioni del gruppo dirigente Fiom, oramai in totale sintonia con quelle del gruppo dirigente CGIL e totalmente rientrate nel contesto politico del centrosinistra. A questo punto la nuova maggioranza  che governa la CGIL è la maggioranza Camusso - Landini, alla quale intendiamo opporci con rigore e coerenza....

martedì 11 giugno 2013

Montesilvano, 8 giugno 2013. G.Cremaschi interviene al 1° Congresso USB

Intervento di Giorgio Cremaschi al 1° Congresso USB


Mozione conclusiva approvata dal congresso USB MONTESILVANO ( PE) 7-8-9 GIUGNO 2013



1° CONGRESSO NAZIONALE CONFEDERALE USB
MONTESILVANO ( PE)
7-8-9 GIUGNO 2013

Il congresso confederale svoltosi a Montesilvano nei giorni 7-8-9 giugno 2013, dopo aver valutato lo stato dell’organizzazione e del progetto sindacale avviato tre anni fa con la costituzione di USB, assume e fa propri il documento congressuale che ha disegnato la strategia per i prossimi anni, la relazione introduttiva e le conclusioni.

Gli oltre 400 delegati, espressione dei congressi dei settori pubblico e privato, dopo aver valutato la profondità della crisi sistemica del modello capitalistico e preso atto che il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di dipendenti pubblici e privati, precari e disoccupati, migranti e atipici, donne e uomini, è una scelta strategica che l’UE, il governo e il padronato italiani utilizzano per scaricare il peso e i costi della crisi economica sui settori sociali del mondo del lavoro e del non lavoro e ricostituire il saggio di profitto, hanno confermato la scelta della costruzione del sindacato generale confederale come unica possibilità di risposta in un contesto in cui si evidenzia la mancanza di quell'effervescenza sociale che in altri paesi ha dato luogo a possenti movimenti di massa.

Il settore del lavoro privato che vive direttamente e senza mediazioni la profondità dell’attacco sistematico alla condizione dei lavoratori, è in grande crescita organizzativa e, nonostante la repressione sempre più sistematica, sta stabilizzando il proprio assetto organizzativo dando vita ai settori nazionali, anche per migliorare la capacità di risposta all’attacco alla contrattazione nazionale e alla frammentazione delle categorie. L’accordo del 31 maggio che aggiunge alla repressione padronale e poliziesca, la blindatura dei diritti democratici dei lavoratori, elevando a sistema il modello FIAT necessita di una risposta al più alto livello possibile e di una conflittualità di contrasto diffusa e radicata nei luoghi di lavoro.

Il pubblico impiego, sottoposto a profonda ristrutturazione, all’attacco al salario e al contratto,
rompe l'isolamento dando vita a lotte in difesa e per la riqualificazione della pubblica amministrazione come soggetto erogatore di servizi pubblici e welfare, a favore dei settori più
deboli della società. La capacità di legare la vertenzialità di settore o di posto di lavoro alla funzione sociale svolta è l’elemento che rafforza il ruolo dei dipendenti pubblici e dell’organizzazione sindacale.

Dagli interventi dei delegati è emersa con forza la necessità di affiancare alla lotta quotidiana che organizziamo nei posti di lavoro la lotta fuori da questi, perseguendo e costruendo quella
confederalità sociale che coniuga i temi più tipici del lavoro “tradizionale” - salario, orario, etc.
con la necessità di ricostruire una connessione con i bisogni che la crisi acuisce a livello sociale: dalla lotta per il diritto all'abitare ai servizi pubblici, ai beni comuni, un tutt'uno con la mobilitazione per rivendicare maggiori diritti e migliori condizioni di vita per tutti gli espulsi dal
lavoro, per i/le precari/e per i senza casa, migranti e per tutte le povertà vecchie e nuove dando luogo ad un processo di ricomposizione sociale.

Il congresso unendo queste realtà affida al progetto confederale il ruolo di strumento di aggregazione sociale, di lotta e di ricostruzione di una soggettività sociale persa in anni di arretramento imposto dalle scelte di cgil cisl uil per la loro subalternità alle logiche imposte dal capitale.

Il dibattito è stato intenso e estremamente coinvolgente anche sul piano emotivo traendo forza proprio dalla denuncia delle difficoltà come anche dai risultati positivi che abbiamo conseguito in tante situazioni pubbliche e private.

La presenza e la testimonianza di delegazioni sindacali di Francia, Portogallo, Paesi Baschi, Cipro e Grecia hanno da una parte confermato l’unicità della politica europea nei paesi del sud, dall’altra la necessità di unità e azione comune con le realtà sindacali di altri paesi. Non siamo soli a contrastare le politiche sociali e del lavoro europee, ma siamo, sempre più, parte di un movimento europeo di opposizione sociale che si pone il problema del futuro dei nostri paesi.

Per rendere operativo il progetto si propongono campagne nazionali di intervento sindacale che traducano nella pratica sindacale la confederalità come elemento di strategia sociale in risposta alla crisi. Le campagne nazionali proposte sono :

LIBERTA’ E DEMOCRAZIA PER LE LAVORATRICI E I LAVORATORI NEI LUOGHI DI LAVORO.
Una campagna di informazione e di mobilitazione contro l’accordo del 31 maggio contrapponendo al golpe sindacale anche una proposta di legge di iniziativa popolare che garantisca a tutti la libertà di associazione a la possibilità di esercitarla nei fatti e nei luoghi di lavoro avviando da subito una forte mobilitazione nei luoghi di lavoro e non solo, mirata a contrastare l'accordo fascista che nega la democrazia ed i diritti sindacali e ad accumulare forze ricercando convergenze con quanti siano disponibili insieme a noi a sostenere questa battaglia. A tal fine si propone una prima forte iniziativa pubblica e di massa da realizzarsi entro la prima decade di luglio.
OCCUPAZIONE.
Per il diritto al lavoro senza aggettivi, stabile con garanzie contrattuali, salariali e normative. Una battaglia sociale di ampio respiro che rimetta il lavoro al centro dell’attenzione e del’interesse sociale.
ORARIO DI LAVORO E CONTRATTI.
Per un orario di lavoro certo e sicuro con la sua riduzione a parità di salario e contrattualmente garantito.
CASA, REDDITO, SANITA’,ISTRUZIONE. Per un riconoscimento sociale del diritto all’abitare e al reddito, alla salute e alla scuola pubblica.
PENSIONI. Una battaglia che impedisca l’erosione delle pensioni erogate e liberi dai lavori forzati imposti con il prolungamento dell’età pensionabile a pensione ridotta. Riduzione dell’età pensionabile e rivalutazione delle pensioni erogate sono una condizione imprescindibile per liberare posti di lavoro.

A sostegno di queste campagne USB lavorerà alla costruzione di un vero sciopero generale e sociale per il prossimo autunno.

L’assemblea congressuale ha provveduto ad eleggere gli organismi statutari .


MOZIONE CONCLUSIVA APPROVATA DAL CONGRESSO

sabato 8 giugno 2013

Una volta li chiamavano Omicidi Bianchi …..






Una volta li chiamavano Omicidi Bianchi …..
Adesso sembra che gli infortuni gravi o mortali siano in diminuzione, ma rapportati alle giornate effettivamente lavorate(attualmente 8 milioni di lavoratori percepiscono la cassa integrazione)  in realtà la percentuale non è cambiata.
La crisi, la precarietà, la carenza di lavoro, la parcellizzazione in migliaia di piccolissime imprese, il ricatto della disoccupazione, la mancanza di controlli ….. sembra che non vi sia modo di evitare questi eventi che sempre più frequentemente sono additati alla fatalità o all’errore umano.
INVECE GLI STRUMENTI PER REAGIRE CI SONO
Ce lo spiegano Barbara Storace, avvocato del lavoro ed il Dr. Dario Miedico, Medico-Legale impegnati da anni nella difesa dei lavoratori vittime di infortuni e malattie professionali.
Mercoledì 18 giugno 2013 alle ore 18,00, presso libreria UBIK a Savona,
CHI SONO:
Avvocato Storace Barbara
Patrocinante in Cassazione, nata a Genova il 01.04.1957 iscritta all'Ordine degli Avvocati di Genova dal 1985.           
Esperta in diritto previdenziale si occupa da anni della tutela dei diritti dei lavoratori tramite lo
 Studio Storace Associati di Genova, con sedi in Savona ed Imperia, attivo dal 1991 nelle materie della previdenza sociale , del diritto civile ed in particolare del diritto del lavoro privato e pubblico (ogni tipo di vertenza: impugnazione licenziamenti, mobbing, risarcimento danni da infortunio sul lavoro e malattia professionale, mansioni superiori, recupero crediti retributivi, etc.).
Dottor Dario Miedico
Medico-Legale, epidemiologo ed esperto in prevenzione e sicurezza sul lavoro, Membro del Direttivo Nazionale di Medicina Democratica, già Consulente del P.M. dr. Casson nel processo di Porto Marghera, Consulente di Parte in centinaia di procedimenti singoli e collettivi a difesa di lavoratori colpiti da infortuni e malattie professionali contro INAIL e datori di lavoro.
Modera l’incontro Eraldo Mattarocci della Confederazione Unitaria di Base di Savona

venerdì 7 giugno 2013

Commento di rete 28 Aprile sul PROTOCOLLO D'INTESA CGIL CISL UIL CONFINDUSTRIA


ESIGIBILITA' DEGLI ACCORDI E SANZIONI
CONTRO LO SCIOPERO
I LAVORATORI NON POSSONO SCEGLIERE
LIBERAMENTE GHI LI RAPPRESENTA
IL MODELLO FIAT VIENE ESTESO A TUTTI
COMMENTO AL PROTOCOLLO D'INTESA CGIL CISL UIL CONFINDUSTRIA

TESTO DELL’ACCORDO
Con la presente intesa le parti intendono dare applicazione all’accordo del 28 giugno 2011 in materia di
rappresentanza e rappresentatività per la stipula dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, fissando i principi ai quali ispirare la regolamentazione attuativa e le necessarie convenzioni con gli enti interessati.
Le disposizioni della presente intesa si applicano alle Organizzazioni firmatarie e sono inscindibili in ogni parte.

Commento - L'accordo del 28 giugno 2011 autorizza le deroghe, cioè i peggioramenti, dei contratti nazionali ed è bene ricordare che l'articolo 8 della legge Sacconi autorizza anche a fare accordi che peggiorano la legge, compreso lo Statuto dei lavoratori.
Questa intesa non mette alcun limite a ciò che imprese e maggioranze sindacali possono concordare.
Le convenzioni con gli enti pubblici coinvolti, INPS e CNEL, implicano soldi pubblici e quindi leggi che ne autorizzino la spesa. Quindi l'accordo vale solo per i firmatari, ma la legge usa i soldi di tutti per finanziarlo.
In sintesi il trucco di fondo è che questo è un accordo che dovrebbe impegnare solo CGIL CISL UIL e Confindustria, ma si applica a tutti e vincola tutti. Anche sulle deroghe a leggi e contratti. Questo non è un accordo sul diritto dei lavoratori a decidere liberamente chi li rappresenta e cosa deve fare, ma un patto tra CGIL CISL UIL e Confindustria per dirigere insieme e dall'alto tutto il sistema dei rapporti di lavoro e impedire ogni dissenso.

TESTO DELL'ACCORDO
Misurazione della rappresentatività.
Come definito al punto 1 dell’accordo 28 giugno 2011, la certificazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali, ai fini della contrattazione collettiva di categoria, assume i dati associativi riferiti alle deleghe relative ai contributi sindacali conferite da lavoratrici e lavoratori e i consensi ottenuti (voti espressi) dalle organizzazioni sindacali in occasione delle elezioni delle RSU.
Il numero delle deleghe viene acquisito e certificato dall’INPS, tramite un’apposita sezione nelle dichiarazioni aziendali (Uniemens), predisposta a seguito di convenzione fra Inps e le parti stipulanti il presente accordo. L’INPS, una volta elaborato il dato di rappresentatività relativo ad ogni organizzazione sindacale per ambito di applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro di competenza, lo trasmetterà al CNEL.

Commento - Qui c'è il comma 22, clausola assurda inventata in un famoso film. Per essere al tavolo dei contratti devi contare le deleghe certificate presso l'INPS, ma per avere il diritto a raccogliere le deleghe devi essere già firmatario di contratti. Quindi i non firmatari di contratti e di questo accordo sono esclusi in partenza dal tavolo. Tutti i riferimenti successivi al 5% per essi non valgono,perché non possono neanche partecipare alla conta.
Domanda. Cosa succede alla FIOM, che non è firmataria degli ultimi contratti nazionali e quindi oggi non ha il diritto alle deleghe certificate, ma attraverso la CGIL è firmataria di questo accordo? Ci vorrà chiaramente un accordo specifico, che probabilmente FIM UILM e Federmeccanica esigeranno, con cui la FIOM dichiara di accettare i contratti nazionali che finora non ha firmato. A meno che non valga il principio del silenzio assenso, cioè la firma della CGIL vale come firma della FIOM ai contratti separati e la FIOM
tace e acconsente.
È bene sottolineare che questo sistema di registrazione delle deleghe è lento e richiede adempimenti burocratici autorizzati dalla legge. Ci vorrà tempo e nel frattempo chi fa i contratti che scadono? CGIL CISL UIL firmatarie di questo accordo e eventualmente UGL e sindacati padronali.

TESTO DELL'ACCORDO
Ai fini della misurazione del voto espresso da lavoratrici e lavoratori nella elezione della Rappresentanza Sindacale Unitaria varranno esclusivamente i voti assoluti espressi per ogni Organizzazione Sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa. Lo stesso criterio si applicherà alle RSU in carica, elette cioè nei 36 mesi precedenti la data in cui verrà effettuata la misurazione. Laddove siano presenti RSA, ovvero non vi sia alcuna forma di rappresentanza, sarà rilevato il solo dato degli iscritti (deleghe certificate) per ogni singola organizzazione sindacale.
Commento - L'accordo legittima la presenza delle RSA, non elette su base proporzionale, ma divise un terzo per uno tra i tre firmatari e nominate senza voto. Dove ci sono restano, non c'è alcun impegno al loro superamento e infatti si contano gli iscritti e non i voti, in piena applicazione del 28 giugno 2011 che ha rilanciato il ruolo delle RSA.

TESTO DELL'ACCORDO
I dati relativi ai voti espressi, come risultanti dai verbali di elezione delle RSU, saranno raccolti, se possibile, tramite i Comitati Provinciali dei Garanti di cui all’accordo interconfederale 20 dicembre 1993, o analogo organismo , e trasmessi al CNEL. Il CNEL raccoglierà i dati relativi ai voti per ambito contrattuale e per organizzazione e, unitamente ai dati relativi agli iscritti ricevuti dall’INPS, ne effettuerà la ponderazione al fine di determinare la rappresentanza per ogni singola organizzazione sindacale aderente alle Confederazioni firmatarie della presente intesa e per ogni contratto collettivo nazionale di lavoro.
Commento - I voti se possibile vengono raccolti dai comitati provinciali, se non possibile non si sa da chi.... Chi raccogli i voti poi li manda al CNEL, dunque i firmatari dell'accordo sono anche quelli che raccolgono i risultati elettorali... i controllati fanno anche i controllori..
Poi i firmatari si misurano contratto per contratto, non categoria per categoria. Siccome i contratti della industria sono decine e decine avremo una miriade burocratica di rappresentanze, che serviranno a far pesare ancora di più il ruolo accentratore di CGIL CISL UIL.

TESTO DELL'ACCORDO
La certificazione della rappresentatività di ogni singola organizzazione sindacale aderente alle Confederazioni
firmatarie della presente intesa, utile per essere ammessa alla contrattazione collettiva nazionale, così come definita nell’intesa del 28/6/2011 (ossia il 5%), sarà determinata come media semplice fra la percentuale degli iscritti (sulla totalità degli iscritti) e la percentuale dei voti ottenuti nelle elezioni delle RSU (sul totale dei votanti), quindi, con un peso pari al 50% per ognuno dei due dati.

Commento - Qui torna il comma 22. Per firmare i contratti devi andare al tavolo, ma per andare al tavolo devi già aver firmato questo accordo.
In ogni caso poi la conta si fa per metà sulle deleghe e metà sugli iscritti. Questo vuol dire che chi non ha iscritti certificati, e per averli deve essere firmatario di contratti, deve prendere il doppio dei voti. In questo caso per accedere al tavolo ci vorrebbe non il 5 ma il 10 %. E viceversa chi ha il 50, ma non ha iscritti certificati, al tavolo pesa per il 25%. Cosa significa tutto questo ?Tante cose, ad esempio che la FIOM o firma i contratti che finora non ha firmato, per farsi certificare le deleghe da padroni e INPS, oppure sarà
di partenza in netta minoranza ad ogni tavolo di trattativa.

TESTO DELL'ACCORDO
Fermo restando quanto già sopra definito in materia di RSU, nonché quanto previsto dall’accordo del 28/6/2011, le parti convengono che:
- Viene confermato il principio stabilito nell’Accordo Interconfederale del 20 dicembre 1993, ossia che le
organizzazioni sindacali aderenti alle Confederazioni firmatarie della presente intesa, o che comunque ad essa
aderiscano, partecipando alla procedura di elezione delle RSU, rinunciano formalmente ed espressamente a
costituire RSA ai sensi della legge n. 300/70;
- le organizzazioni sindacali aderenti alle Confederazioni firmatarie della presente intesa, o che comunque ad essa aderiscano, nelle realtà in cui siano state o vengano costituite le RSU, si impegnano a non costituire RSA;
- In ragione della struttura attuale della rappresentanza, che vede la presenza di RSU o RSA, il passaggio alle elezioni delle RSU potrà avvenire solo se definito unitariamente dalle Federazioni aderenti alle Confederazioni firmatarie il presente accordo.
- le RSU scadute alla data di sottoscrizione dell’intesa saranno rinnovate nei successivi sei mesi;
- le RSU saranno elette con voto proporzionale;
- il cambiamento di appartenenza sindacale da parte di un componente la RSU ne determina la decadenza dalla carica e la sostituzione con il primo dei non eletti della lista di originaria appartenenza del sostituito.

Commento - Prima di tutto si afferma il principio che anche per partecipare alle elezioni delle RSU bisogna aderire alla intesa e quindi accettare i vincoli di esigibilità che poi sono definiti. Dove ci sono già le RSU si continua in generale a rieleggerle, ma dove ci sono le RSA nominate si può passare alle RSU solo con l 'accordo di tutti e tre i firmatari, basta un veto, ad esempio della UIL, e non si vota mai. In una fase di ristrutturazione industriale di esternalizzazione e di chiusura di aziende è molto probabile che le RSA si
diffondano. Se poi si pensa che nelle aziende Confindustria le RSU sono più diffuse, mentre nei servizi e nel commercio ci sono soprattutto RSA, con questo accordo CGIL CISL UIL rinunciano definitivamente ad estendere le RSU in tutti i luoghi di lavoro.
Infine c'è la vergognosa clausola capestro sui delegati eletti. Se cambiano appartenenza sindacale decadono e vengono sostituiti con i primi dei non eletti nella lista sindacale di vecchia appartenenza. Se un delegato diventa scomodo per la sua organizzazione questa lo caccia e lo sostituisce. Se poi è anche scomodo per il padrone...diventa un semplice lavoratore senza più le tutele sindacali...
Il tanto esaltato sistema proporzionale puro, senza il terzo di nominati, nasconde la realtà opposta: i delegati sono tutti nominati dalle segreterie e se sgarrano sono fuori. Questo è il PORCELLUM SINDACALE.

TESTO DELL'ACCORDO
7. Confindustria, Cgil, Cisl e Uil si impegnano a rendere coerenti le regole dell’accordo interconfederale del dicembre 1993, con i suddetti principi, anche con riferimento all’esercizio dei diritti sindacali e, segnatamente, con quelli in tema di diritto di assemblea in capo alle Organizzazioni sindacali firmatarie della presente intesa, titolarità della contrattazione di secondo livello e diritto di voto per l’insieme dei lavoratori dipendenti.
Commento - È una clausola di rinvio a futuri accordi e di solito queste clausole portano guai.
Pare di capire che si vorrà togliere alle RSU il diritto di convocare assemblee retribuite, che sulla base dell'accordo del 93, spetta a loro per 7 su 10 ore all'anno, inoltre si devono definire i meccanismi di controllo su chi sta e cosa si fa al tavolo aziendale, e ci si riserva ancora di decidere sul diritto di voto dei lavoratori. Quindi vale il più volte richiamato accordo 28 giugno 2011, che non prescrive il voto dei lavoratori sugli accordi aziendali, ma affida la decisione alla maggioranza delle RSU.
In sintesi le rappresentanze aziendali sono semplicemente commissariate dai sindacati firmatari e la contrattazione aziendale è solo un sottoprodotto del contratto nazionale, che viene regolato nei commi seguenti. È parte del sistema della esigibilità e delle deroghe.
E i lavoratori non hanno il diritto al voto.

TESTO DELL'ACCORDO
Titolarità ed efficacia della contrattazione
Sono ammesse alla contrattazione collettiva nazionale le Federazioni delle Organizzazioni Sindacali firmatarie del presente accordo che abbiano, nell’ambito di applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, una rappresentatività non inferiore al 5%, considerando a tale fine la media fra il dato associativo (percentuale delle iscrizioni certificate) e il dato elettorale (percentuale voti ottenuti su voti espressi).
Nel rispetto della libertà e autonomia di ogni Organizzazione Sindacale, le Federazioni di categoria - per ogni singolo CCNL - decideranno le modalità di definizione della piattaforma e della delegazione trattante e le relative attribuzioni con proprio regolamento.
In tale ambito, e in coerenza con le regole definite nella presente intesa, le Organizzazioni Sindacali favoriranno, in ogni categoria, la presentazione di piattaforme unitarie.
3. Fermo restando quanto previsto al precedente punto 1, in assenza di piattaforma unitaria, la parte datoriale favorirà, in ogni categoria, che la negoziazione si avvii sulla base della piattaforma presentata da organizzazioni sindacali che abbiano complessivamente un livello di rappresentatività nel settore pari almeno al 50% +1.

Commento - I sindacati di categoria di CGIL CISL UIL decidono le regole per e tra di loro. Si raccomanda la piattaforma unitaria, ma se non ci si mette d'accordo vale solo la piattaforma dei sindacati che sono la maggioranza e la minoranza deve accettarla. Sulla presentazione della piattaforma non sono previsti consultazione e voto dei lavoratori, decidono tutto le organizzazioni. È bene sottolineare che CISL e UIL, con questo metodo di calcolo della rappresentanza, assieme sono maggioranza rispetto alla CGIL
quasi dappertutto. Forse la FIOM è maggioranza, ma solo se certifica tutte le deleghe, cioè se firma i contratti separati che sinora ha rifiutato. Quindi nella presentazione delle piattaforme CISL e UIL hanno il pallino in mano e i lavoratori non giocano.

TESTO DELL'ACCORDO
4.I contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti formalmente dalle Organizzazioni Sindacali che rappresentino almeno il 50% +1 della rappresentanza, come sopra determinata, previa consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori, a maggioranza semplice - le cui modalità saranno stabilite dalle categorie per ogni singolo contratto – saranno efficaci ed esigibili. La sottoscrizione formale dell’accordo, come sopra descritta, costituirà l’atto vincolante per entrambe le Parti.
5.Il rispetto delle procedure sopra definite comporta, infatti, oltre l’applicazione degli accordi all’insieme dei
lavoratori e delle lavoratrici, la piena esigibilità per tutte le organizzazioni aderenti alle parti firmatarie della
presente intesa. Conseguentemente le Parti firmatarie e le rispettive Federazioni si impegnano a dare piena
applicazione e a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi così definiti.

Commento - Qui c'è quello che viene considerato il maggiore successo di CGIL e FIOM, il voto dei lavoratori. In realtà qui non c'è nulla di positivo per i lavoratori, mentre si definisce ciò che i padroni considerano il loro grande risultato: l'esigibilità degli accordi.
Il contratto è valido quando lo sottoscrive la maggioranza dei sindacati di CGIL CISL UIL e viene confermato dalla maggioranza semplice dei lavoratori. I lavoratori sono consultati secondo regole diverse tra categoria e categoria, concordate tra loro tra i sindacati.
La consultazione certificata di solito non è il referendum, ma il voto in assemblea registrato su verbale. Basta la maggioranza semplice, quindi in una categoria di centomila addetti se votano solo diecimila persone vale la maggioranza tra queste. Il voto certificato ha come problema che sono i dirigenti sindacali che certificano, nessun criterio di trasparenza e controllo della correttezza del voto è annunciato, anzi ancora una volta i controllati sono anche i controllori. Una volta così approvato, l'accordo è esigibile, cioè
vincolante per tutti i firmatari e si applica anche a chi non è iscritto a CGIL CISL UIL. I firmatari non possono fare azioni di contrasto, cioè provare in qualche azienda a migliorare le parti negative di un contratto.

TESTO DELL'ACCORDO
I contratti collettivi nazionali di categoria, approvati alle condizioni di cui sopra, dovranno definire clausole e/o procedure di raffreddamento finalizzate a garantire, per tutte le parti, l’esigibilità degli impegni assunti e le
conseguenze di eventuali inadempimenti sulla base dei principi stabiliti con la presente intesa.
Le parti firmatarie della presente intesa si impegnano a far rispettare i principi qui concordati e si impegnano,
altresì, affinché le rispettive strutture ad esse aderenti e le rispettive articolazioni a livello territoriale e aziendale si attengano a quanto concordato nel presente accordo.
Le parti sono impegnate, nel rispetto di quanto definito, a monitorare la puntuale attuazione dei principi qui
concordati, nonché a concordare modalità di definizione di eventuali controversie sorte come conseguenza della loro concreta applicazione.

CONFINDUSTRIA CGIL CISL UIL ROMA 31 MAGGIO 2013
Commento - L'accordo si conclude con l'annuncio del sistema di polizia che sarà realizzato per rendere effettiva la esigibilità.
Dirigenti della FIOM della CGIL hanno detto che non ci sono le sanzioni, È FALSO.
I contratti nazionali di categoria DOVRANNO definire clausole di raffreddamento, cioè che impediscano lo sciopero e l'azione legale.
Se non fai queste clausole non c'è il contratto. 
CONCLUSIONI
Con queste clausole si definiscono anche le conseguenze, cioè le sanzioni, cioè le punizioni per chi non
rispetta la esigibilità. CGIL CISL UIL hanno il compito di esercitare il controllo politico e la funzione di polizia sulle strutture nazionali di categoria, che controlleranno allo stesso modo le strutture sindacali territoriali, che faranno lo stesso con i delegati di fabbrica. Mai un sistema autoritario e centralizzato è stato definito con tanta chiarezza. Una volta si diceva i lavoratori devono decidere tutto, con questo accordo decidono tutto CGIL CISL UIL dopo aver tutto concordato con i padroni.
Come è stato scritto da più parti, se tre anni fa fosse stato in vigore questo accordo, la FIOM avrebbe dovuto firmare l'accordo FIAT a Pomigliano. Per questo oggi il SI all'accordo del gruppo dirigente FIOM e di quello della CGIL è una resa.
Questo accordo viola la Costituzione in quanto toglie ai lavoratori la libertà di scegliere chi li rappresenta.
Prima si accetta di non scioperare e di obbedire e poi si hanno i diritti sindacali. La maggioranza dei sindacati
firmatari decide sui contratti e la minoranza può solo piegarsi.
Questo accordo è fatto per imporre la flessibilità totale, il peggioramento delle condizioni di lavoro e la
obbedienza dei lavoratori a qualsiasi comando del padrone. Altrimenti perché la Confindustria dovrebbe
mostrarsi così felice di aver ottenuto la esigibilità degli accordi?
Se i lavoratori vorranno fermare la devastazione delle loro condizioni e ricominciare ad avere salario, diritti e
potere, per prima cosa dovranno rovesciare questo vergognoso accordo.
Ci vuole una legge che cancelli questo accordo e che garantisca la democrazia sindacale come diritto delle
lavoratrici e dei lavoratori.
RETE28APRILE

martedì 4 giugno 2013

Comunicato Rete 28 Aprile : lotta a fondo contro l'accordo antidemocratico sulla rappresentanza

Comunicato dell'esecutivo nazionale della Rete 28 Aprile : lotta a fondo contro l'accordo antidemocratico sulla rappresentanza.

L' accordo sulla rappresentanza viola la Costituzione e lo Statuto della CGIL, come abbiamo detto e votato nel direttivo nazionale.
Questo accordo è stato approvato senza rispettare l'obbligo statutario della consultazione dei lavoratori e degli iscritti, per questo lo consideriamo privo di legittimità formale e agiremo di conseguenza.
La Rete 28 aprile è impegnata a lottare contro questa intesa, per fare sì che essa fallisca e le lavoratrici ed i lavoratori conquistino finalmente il diritto alla rappresentanza e alla democrazia sindacale e venga fermato l' attacco al diritto di sciopero.
La lotta conto l'accordo sarà parte della mobilitazione contro le politiche di austerità, che il patto impone nei luoghi di lavoro. Diremo no all'accordo per lottare contro la flessibilità e la precarietà, contro il taglio dei salari e i licenziamenti, contro l'aggressione alle condizioni di lavoro e ai diritti, contro lo sfruttamento.
L'accordo impone la esigibilità , cioè il modello Fiat, perché il padronato, che oggi canta vittoria, vuole contratti peggiorativi e lavoratori obbligati ad accettarli.
La scelta della maggioranza della CGIL e della FIOM di firmare questa intesa contraddice tutta la lotta di questi anni e rappresenta una resa alle posizioni di CISL UIL e del grande padronato.
Per contrastare il patto la Rete 28 Aprile organizzerà una mobilitazione con tutte le sue forze, anche assieme al sindacalismo di base e a forze democratiche, al mondo dei giuristi e dell'impegno civile, ai movimenti sociali.
È necessaria una vasta campagna di informazione, visto che le lavoratrici e i lavoratori vengono tenuti all'oscuro dei reali contenuti della intesa.
Il 29 Giugno a Roma è convocata a Roma l'Assemblea nazionale della Rete, tutte tutti sono impegnati a partecipare per organizzare ed estendere la iniziativa contro l'accordo e costruire l'alternativa in vista del congresso.
L'esecutivo nazionale della Rete esprime solidarietà e pieno sostegno a tutte le compagne e i compagni sottoposti a provvedimenti disciplinari e amministrativi in CGIL.  Questa stretta inaccettabile nella vita interna della organizzazione è anch'essa il segno della involuzione burocratica e autoritaria nella vita sindacale, che l'accordo sulla rappresentanza tenta di istituzionalizzare e rendere permanente.
Anche per questa ragione dobbiamo tutte e tutti mobilitarci

Esecutivo nazionale Rete 28 Aprile                                          3 giugno 2013

domenica 2 giugno 2013

Crisi economica e crisi democratica

Crisi economica e crisi democratica Seminario organizzato dal Comitato No Debito


apertura dei lavori di Franco Russo Video Intervento

Intervento di Gianni Ferrara (costituzionalista) Video Intervento

intervento di Luciano Vasapollo Video intervento 

intervento di Giorgio Cremaschi Video Intervento