sabato 29 settembre 2012

Un servizio sanitario sostenibile : Risparmiare senza tagliare i servizi

SABATO 15 SETTEMBRE 2012, ORE 9,30
Un servizio sanitario sostenibile : Risparmiare senza tagliare i servizi
CAIRO MONTENOTTE - SALONE SOMS
(Via Fratelli Francia, 15)
Programma 
- Relazioni introduttive
Fulvio Aurora (Medicina Democratica ONLUS - Milano)
“I Tagli alla sanità possono far male alla salute”
Raffaella Augugliaro
(Cobas Sanità Genova - Tecnico di Lab. /RLS )
“ Tagli e sprechi nel Servizio Sanitario Ligure”
- Tavola Rotonda
Organizzazione Convegno:
Comitato Sanitario Valbormida, - Cairo Montenotte


Photo gallery della giornata












martedì 25 settembre 2012

ILVA: NASCE A TARANTO LA RAPPRESENTANZA USB, ALTERNATIVA SINDACALE CONTRO IL RICATTO LAVORO-SALUTE



All’ILVA di Taranto si è costituita una rappresentanza sindacale USB. I lavoratori, coscienti che senza lavoro non si vive ma che da morti il lavoro non serve, hanno dato vita all’USB dentro la più grande acciaieria europea con l’obiettivo di ricostruire una forte presenza sindacale, unica condizione per affrontare la vertenza dal punto di vista dei lavoratori.

In sintonia con chi sul territorio tarantino si sta battendo per salvaguardare la salute di centinaia di migliaia di cittadini, e ritenendo Fiom, Fim e Uilm anch'essi responsabili del degrado sociale e sindacale che si è determinato a Taranto e dentro l'ILVA, i lavoratori propongono una ricetta chiara: nessun ricatto tra salute e salario; decisioni condivise democraticamente; una struttura sindacale che partecipi anche alla difesa del territorio dall'illegalità e dall'inquinamento, che si riconosca nelle linee guida di un sindacato indipendente da partiti e padroni.

Altrettanto concreti sono gli obiettivi nella vertenza attuale:
1.    l'Ilva dimostri chiaramente di voler ottemperare a quanto previsto dalla magistratura;
2.    Se ciò non si verificherà, si dovrà prevedere un forte intervento dello Stato, anch'esso responsabile, sino alla nazionalizzare dell'ILVA e senza alcun indennizzo alla proprietà;
3.    Indagini e processi devono proseguire senza alcun impedimento: chi per anni ha continuato ad inquinare e fare profitti deve pagare un prezzo alto, anche economico;
4.    Se, come pensiamo, sarà necessario fermare la produzione di alcuni settori e reparti dove è indispensabile un intervento radicale di trasformazione e adeguamento di macchinari e processi produttivi, ciò dovrà essere fatto nel più breve tempo possibile e a tutti i lavoratori, compresi quelli dell'indotto, dovranno essere assicurati i livelli stipendiali attuali;
5.    Soltanto dopo questi interventi si riprenderà la produzione ai livelli previsti.

Questo è ciò che la struttura USB intende costruire dentro l'Ilva, insieme a tutti i lavoratori e ai tanti delegati, RSU, RLS, che hanno fortemente voluto un'alternativa sindacale a quella esistente, insieme alla città di Taranto ed a tutte quelle realtà che nel paese intendono opporsi al liberismo sfrenato e al prevalere dell'economia e della finanza sull'etica, sull'uomo, sull'ambiente e sulla giustizia sociale.

USB sostiene con forza l'iniziativa dei lavoratori dell'ILVA che da oggi stanno firmando la richiesta di revoca del mandato alle attuali RSU e di rinnovo delle stesse  in quanto non ritenute più legittimate a rappresentarli.

Roma, 17 settembre 2012                        USB – Unione Sindacale di Base

Fabbrica Italia Chiude


FABBRICA ITALIA chiude!!!
Marchionne ha reso di pubblico dominio quello che tutti sapevano sin dall'inizio e cioè ìche il piano Fabbrica Italia aveva come unico obiettivo cancellare il sistema di diritti e tutele dei lavoratori e introdurre, grazie all'accordo della vergogna firmato da Fim-Uilm-Fismic-Ugl, un modello schiavistico.
I faraonici investimenti, i nuovi modelli, la produzione da triplicare, tutte menzogne per la propaganda della servitù alla corte di Marchionne.
Dopo Fim-Uilm-Fismic-Uglm anche Monti va alla corte di marchionne!
Dopo aver chiuso con accordo sindacale (ahinoi) due stabilimenti (Termini Imerese e Irisbus) e aver dichiarato la cancellazione di investimenti per l'Italia, Marchionne si è presentato da Monti per porre un ulteriore ricatto al Paese.
Più di cinque ore di confronto tra Fiat e Governo hanno dimostrato la totale subalternità dell'esecutivo Monti al manager italo-canadese. Nessun impegno è stato chiesto a Fiat su presenza in Italia nuovi modelli, investimenti.
Poche righe finali congiunte segnano solo la presa d'atto delle scelte Fiat e le sue richieste di sostegno, sia per Cassa integrazione in deroga, sia per ridurre contenzioso legale aperto con la Fiom.
Ora bisogna cancellare gli accordi della vergogna dei sindacati complici.
Non ci si può accontentare del ripristino, importantissimo, della sola rappresentanza sindacale interna della Fiom.
Occorre rimettere al centro della vertenza la lotta contro gli accordi,per la riapertura degli stabilimenti chiusi, per un nuovo piano industriale di rilancio e salvaguardia di tutti gli stabilimenti.
E' necessario nazionalizzare la Fiat!
Solo l'intervento pubblico può impedire che siano cancellate dall'Italia le produzioni di auto.
L’unità sindacale e’ un bene e un diritto dei lavoratori!
Ma solo se si costruisce sulla difesa della condizione dei lavoratori stessi.
Fim-Uilm-Fismic-Ugl ritirino la firma dagli accordi separati!

25 settembre 2012
www. rete28aprile.it

Il pasticcio dei chimici (e del 28 giugno)



di Giorgio Cremaschi


La conclusione lampo del contratto dei chimici sta diventando un altro momento della crisi della cgil, oltreché un danno pesante per i lavoratori.

Intanto vediamo i contenuti dell'accordo. In cambio di un aumento salariale che in tre anni non recupera neppure l'inflazione, il contratto nazionale viene definitivamente smontato.

A livello aziendale si potrà fare praticamente di tutto su tutte le condizioni di lavoro, anche gli aumenti contrattali potranno essere rinviati o addirittura trasformati in salario variabile.
I giovani avranno il salario decurtato mentre in ogni azienda si potranno fare fondi bilaterali. Naturalmente la flessibilità dei diritti dovrà sancire la rigidità del controllo aziendale sui lavoratori.
La “esigibilità” degli accordi imposta da Marchionne entra anche nel contratto nazionale della categoria. Questa la sostanza di un accordo totalmente in perdita, ai lavoratori sarebbe convenuto non ottenere alcun risibile aumento e conservare al normativa precedente.(...)

Fin qui la conclusione di una vertenza contrattuale 'riformista', conclusa in pochi giorni senza scioperi e con gli elogi dei sindacalisti moderni e delle controparti.
E' uno scenario che abbiamo visto riprodursi diverse volte in questi anni, sia con gli accordi separati sia con quelli sottoscritti anche dalla Cgil. Questa volta però è esplosa una novità.

IL segretario della filctem cgil, dopo aver siglato l'intesa si è dimesso e la segreteria confederale ha assunto una posizione critica. Il successivo direttivo della categoria, svoltosi alla presenza di due segretari confederali,
ha espresso un giudizio negativo sull'intesa, chiedendo di cambiarla proprio nei suoi punti cruciali.

Certo il segretario era già dimissionario nei fatti, perché sfiduciato prima della trattativa dal gruppo dirigente e il 5 ottobre era già in programma l'elezione del suo successore.
Ora però una vicenda interna diventa a tutti gli effetti una vicenda contrattuale, ove emergono tutte le contraddizioni e la vera e propria confusione in atto nel principale sindacato italiano

Il nodo di fondo è che una posizione contrattuale della Cgil non esiste da tempo.
La confederazione annuncia ogni tanto dei principi, poi li adatta alle circostanze, poi li corregge e li interpreta. Il pasticcio dei chimici è frutto di questa situazione e non si capisce come si pensi di por davvero rimedio ad
esso. Per ora la linea adottata è quella di chiedere l'applicazione del 'accordo del 28 giugno 2011 contro il contratto appena firmato.

Siamo all'assurdo. Perché se è vero che il contratto dei chimici supera il concetto di deroga al contratto nazionale in quanto in azienda si po' fare di tutto, non è che definendo le materie su cui si può derogare si va su un terreno molto diverso.

Il punto è che il 28 giugno non è la soluzione, ma il problema.
Lo è perché se tutti i firmatari di quell'accordo , esclusa la Cgil, lo considerano ben applicato nei chimici, allora qualche problema interpretativo c'è.
E' poi utile sottolineare che il presidente attuale della Confindustria,industriale chimico considerato su una linea opposta a quella Fiat, è il primo sponsor dell'accordo nella sua categoria. Infine lo stesso governo chiede il tavolo sulla produttività come applicazione del 28 giugno.

Insomma dire no al contratto dei chimici nel nome di un accordo confederale da cui finora sono scaturiti solo disastri, è una posizione insostenibile, priva di concretezza e realtà, che porterà solo a nuovi pasticci, o a nuovi accordi separati a cui si sarà sempre meno capaci di reagire.
Dopo la firma dei chimici anche la posizione assunta dalla Fiom- applichiamo il 28 giugno per evitare
nuovi accordi separati- si rivela inconsistente.

Il contratto dei chimici non è un momento delle sempre più confuse vicende dei gruppi dirigenti della Cgil, ma una nuova sconfitta di una linea riformista e concertativa che non porta più da nessuna parte.

Abbiamo formalmente chiesto il direttivo della confederazione per discutere, ma soprattutto bisogna che ci facciamo sentire perché così la Cgil va proprio a sbattere.
E con essa tanti lavoratori che avrebbero ancora la forza di lottare e di non subire contratti capestro senza un minuto di sciopero.

lunedì 24 settembre 2012

Verso il NO MONTI DAY ROMA 27 OTTOBRE





Intervista a Giorgio Cremaschi su Libera.tv clicca qui

Siamo persone che lottano, organizzazioni sociali e sindacali, forze politiche e movimenti civili, e ci siamo assunti l'impegno di dare voce e visibilità alle tante e ai tanti che rifiutano e contrastano Monti e la sua politica di massacro sociale, dando vita il 27 ottobre a Roma a una giornata di mobilitazione nazionale, No Monti Day.
Scendiamo in piazza per dire:

NO a Monti e alla sua politica economica che produce precarietà, disoccupazione  e povertà, no alle controriforme liberiste, oggi e domani.

NO all'Europa dei patti di stabilità, del Fiscal Compact, dell'austerità e del rigore, che devastano da  anni la Grecia e ora L'Italia.

NO all'attacco autoritario alla democrazia, no alla repressione contro i movimenti ed il dissenso,  no allo stato di polizia contro i migranti.

SÌ al lavoro dignitoso, allo stato sociale , al reddito, per tutte e tutti, nativi e migranti.

SÌ ai beni comuni, alla scuola pubblica, alla salute e all'ambiente, a un'altra politica economica pagata dalle banche,dalla finanza dai ricchi  e dal grande capitale, dal taglio delle spese militari e dalla cancellazione delle missioni di guerra, dalla soppressione dei privilegi delle caste politiche e manageriali

SÌ ad una democrazia vera nel paese e nei luoghi di lavoro, fondata sulla partecipazione, sul conflitto e sul diritto a decidere.

Vogliamo manifestare per mostrare che, nonostante la censura del regime informativo montiano, c'è un'altra Italia che rifiuta la finta alternativa tra schieramenti che dichiarano di combattersi e poi approvano assieme tutte le controriforme, dalle pensioni, all'articolo 18, all'IMU, alla svendita dei beni comuni.
Un'altra Italia che lotta per il lavoro senza accettare il ricatto della rinuncia ai diritti e al salario,che difende l'ambiente ed il territorio senza sottomettersi al dominio degli affari.
Un'altra Italia che lotta per una democrazia alternativa al comando autoritario dei governi liberisti e antipopolari europei primo fra tutti  quello tedesco, della BCE  della Commissione Europea e del FMI, del grande capitale e della finanza internazionale.
Promuoviamo una manifestazione chiara e rigorosa nelle sue scelte, che porti in piazza a mani nude e a volto scoperto tutta l'opposizione democratica a Monti e a chi lo sostiene, per esprimere il massimo sostegno a tutte le lotte in atto per i diritti, l'ambiente ed il lavoro, dalla Valle Susa al Sulcis, da Taranto a Pomigliano, dagli inidonei e precari della scuola a tutte e tutti coloro che subiscono i colpi della crisi.
Vogliamo che la manifestazione, che partirà alle 14,00 da Piazza della Repubblica, si concluda in Piazza S. Giovanni con una grande assemblea popolare, ove si possa liberamente discutere di come dare continuità alla mobilitazione.
Proponiamo a tutte e tutti coloro che sono interessati a questa percorso di costruirlo assieme, specificandone e ampliandone i contenuti, fermi restando i punti di partenza e le modalità qui definiti.


Il comitato promotore "No Monti Day Roma 27 Ottobre"