Il Grido di Allarme dei lavoratori si alza questa sera a Carcare
Contro disoccupazione e precariato :"Facciamo sentire la nostra voce"
Da La Stampa del 15 Luglio 2013
lunedì 15 luglio 2013
lunedì 8 luglio 2013
Assemblea lavoratori disoccupati della provincia di Savona Lunedì 15 Luglio ore 20.45 Salone SOMS Carcare
Pubblichiamo la versione del volantino arrivata
Dopo averci tolto il
lavoro ora ci tolgono anche gli ammortizzatori sociali che, nonostante siano
stati debitamente autorizzati, non vengono coperti da un adeguato
finanziamento.
E noi, con cosa diamo da
mangiare ai nostri figli?
Ci sono soldi per aerei e
portaerei, guerre in ogni parte del mondo, partiti ed auto blu, pensioni d'oro
e parate militari, salvataggi di banche e finanziarie truffatrici, multe da
pagare all'Unione europea per inadempienze di ogni sorta
ma per il
lavoro e per i lavoratori i soldi non ci sono più.
La
pensione è sempre più lontana e ridotta negli importi.
Che prospettive hanno
gli ex lavoratori della Fac, della Ferrania, dell'OCV, dell'Isoltermica, Della
Saint-Gobain, delle decine di imprese in crisi?
Che prospettive hanno i
giovani che escono dalle scuole e tutti i precari che lavorano un giorno si e
tre no?
In provincia di Savona
sono circa 28.000 le persone in cerca di occupazione
da Febbraio circa 7.000 lavoratori liguri, già
senza lavoro, non percepiscono più nessuna indennità!
Noi lavoratori delle aziende in crisi del
savonese, proponiamo a tutti i lavoratori, i giovani, i disoccupati,i precari, di uscire dall’invisibilità nella quale ci
vogliono tenere e di dare vita ad un
Coordinamento
Savonese dei Lavoratori Disoccupati e Precari.
VOGLIAMO LAVORO E LO
VOGLIAMO SUBITO
Per discutere ed progettare un percorso
collettivo che riproponga il lavoro come priorità nell'agenda di qualsiasi
governo
sei
invitato
Lunedì 15 Luglio alle
ore 21.00
presso il salone della
soms di Carcare
in Piazza Caravadossi
I lavoratori delle aziende chiuse negli ultimi anni
lunedì 1 luglio 2013
L'assemblea della Rete 28 Aprile decide il documento alternativo al congresso CGIL
L'assemblea nazionale della Rete28Aprile-Opposizione CGIL conferma la scelta di presentare un documento globalmente alternativo alle posizioni della segreteria confederale nel prossimo congresso. Rivolge un appello a tutti i militanti, delegati, lavoratrici e lavoratori che pur non aderendo all'area programmatica condividono la necessità di opporsi alla deriva della CGIL ed alle pesantissime condizioni imposte oggi a tutto il mondo del lavoro. Costruiamo assieme un percorso plurale unitario e partecipato per la battaglia congressuale che sia espressione del più vasto dissenso possibile nei confronti della maggioranza CGIL. Il congresso è un'occasione straordinaria per accrescere e rafforzare un'area interna di opposizione ma soprattutto per la scelta di fondo, costituente per la nostra esperienza, di essere parte del processo di costruzione di un nuovo antagonismo sociale, della necessaria discesa in campo di nuove generazioni di uomini e di donne che rompano la pace sociale imposta dalla scelta complice e corporativa di Cgil Cisl Uil ed apra una nuova stagione di conflitto.
Il nostro primo obiettivo, per queste ragioni, resta quello della rottura
della passività e della stagnazione sociale per giungere ad un movimento
generale di lotta contro le politiche di austerità e chi le sostiene; questo
obiettivo comporta sia la iniziativa concreta sia la definizione della
piattaforma. Questo obiettivo è in contrasto pratico e teorico con il regime di
pace sociale governato dal sistema PD, dal governo e dalla alleanza corporativa
di CGIL, CISL, UIL e Confindustria.
La Rete 28 Aprile opera dunque in aperto e visibile
contrasto con il regime di pace sociale ed con i suoi gruppi dirigenti politici
e sindacali.
La Rete è dunque impegnata nella costruzione di un ampio
fronte sociale, assieme a tutte le forze antagoniste politiche, sindacali e ai
movimenti sociali e ambientali, per un
movimento generale contro le politiche d'austerità, il patto sociale.
Riduzione d'orario, salario, reddito, abbassamento della età pensionabile,
estensione del pubblico nei servizi sociali, rilancio della scuola e della
sanità pubblica, nazionalizzazioni, blocco dei licenziamenti, rottura di ogni
subordinazione contrattuale della condizione di chi lavora, questione Europa,
rottura delle compatibilità e delle subordinazioni della politica economica e
sociale al rispetto dei dettami della Bce e dell'Unione europea: sono questi i
principali punti sui quali costruire sia una piattaforma generale alternativa
alla austerità e al patto corporativo, sia
il documento congressuale alternativo.
La lotta alla precarietà, alla flessibilità e allo sfruttamento sono da un
lato parte della piattaforma e della lotta generale, anche rilanciando
l'iniziativa contro le leggi e i contratti che dal Pacchetto Treu in poi hanno
massacrato i diritti del lavoro. Da un altro però devono diventare una
guerriglia rivendicativa che apre conflitti ovunque possibile. Decisiva la
iniziativa dei e verso i migranti. La
Rete sostiene esplicitamente le lotte che rompono la tregua, dei
migranti della logistica ai tranvieri di Bologna e Firenze.
Particolarmente grave è la situazione dei lavoratori e
delle lavoratrici del settore pubblico. I loro contratti e i salari sono ormai
bloccati da anni e tale blocco è stato recentemente prorogato con un consenso
parlamentare che ha perfino travalicato la maggioranza di governo. Nei settori
pubblici continua a dilagare la precarietà, mentre i servizi pubblici (come ad
esempio la scuola e la sanità) sono soggetti a pesanti tagli e a operazioni di
privatizzazione con gravi ricadute sull'occupazione e sulla qualità e la
quantità dei servizi ai cittadini.
Un'attenzione particolare, forse nuova per la Rete e più in generale per le
sinistre sindacali, va prestata alla questione delle e dei pensionate/i. Non
solo sostenendo la necessità di difendere e di rilanciare la previdenza
pubblica, in via di smantellamento, me anche comprendendo il nuovo e importante
ruolo che i pensionati e le pensionate a volte hanno nel sostegno alle famiglie
colpite dalla crisi e dalla caduta dell'occupazione.
L'accordo sulla rappresentanza è un vero e proprio spartiacque nella storia
politica e sociale del paese. Ogni minimizzazione della sua gravità o è in
malafede, o è la manifestazione di una illusione politica comprensibile ma in
fondo priva di realismo, quella di poter continuare ad operare così come si è
operato in questi anni. Dobbiamo costruire una grande campagna di informazione
su questo accordo, che la CGIL
ha approvato violando lo Statuto e che i militanti non conoscono.
Il modello sindacale a cui fa riferimento questo accordo è quello
aziendalistico americano, inquadrato nella concertazione burocratica e
autoritaria del nostro paese. Definire questo accordo patto sociale è una
semplificazione superficiale che ne attenua la portata. Questo accordo è un
patto di complicità assoluta tra sindacati riconosciuti e imprese.
Questo accordo è la estensione ovunque delle relazioni sindacali Fiat. Per questo è particolarmente grave e significativo
che proprio il gruppo dirigente FIOM e
la ex minoranza della “Cgil che vogliamo” sostengano e perfino rivendichino
questo accordo. La concertazione non è più triangolare ma bipolare tra
parti sociali unite da un lato e casta politica e governo dall'altro. È il successo del modello corporativo CISL che
assorbe totalmente la CGIL,
che non a caso sempre più spesso manifesta senza angosce assieme ai padroni.
Ma la gravità dell'accordo sta ovviamente nel suo carattere autoritario e
incostituzionale. Chi non accetta la complicità non ha diritti sindacali,
dentro e fuori CGIL, CISL, UIL e UGL.
Dunque rispetto a questo accordo non si può semplicemente dissentire, ci si
deve opporre. Bisogna rendere inesigibile il patto sulla esigibilità. Bisogna
agire sul piano della vertenzialità nei luoghi di lavoro, su quello della lotta
politica e su quello della iniziativa istituzionale, rilanciando la campagna
per una legge sulla rappresentanza che cancelli l'accordo, assieme a tutte le
forze politiche, sociali ed ai movimenti che si oppongono al patto che istituzionalizza le politiche
d'austerità.
Una parte grande del mondo del lavoro è oggi fuori da CGIL, CISL, UIL e
UGL. Non solo quello non sindacalizzato, precario, migrante. E non solo quella
minoranza che aderisce ad altre organizzazioni sindacali. Ma anche quella parte
del lavoro sindacalizzato che lotta agisce in generale fuori dal contesto
confederale, se si escludono i metalmeccanici.
Le lotte per il lavoro di fronte alla chiusura delle aziende sono le uniche
sinora ad avere una preponderanza di direzione CGIL, CISL e UIL e, non a caso,
si sono quasi tutte concluse con l'accettazione della chiusura delle aziende.
La Rete deve dunque operare per estendere le pratiche di
autorganizzazione unitaria nel mondo del lavoro. Come esempio abbiamo la lotta della
scuola ove i coordinamenti dei precari sono stati decisivi nel solo movimento
che ha ottenuto un parziale successo.
La Rete lotta per affermare il sindacalismo democratico e
vertenziale, dei lavoratori e delle lavoratrici. Lottiamo contro la burocratizzazione e la degenerazione della
vita interna del sindacalismo confederale.
Il maccartismo e la repressione del dissenso, la centralità crescente delle
funzioni e delle entrate di servizio e del bilateralismo, la rigida selezione
dei gruppi dirigenti sulla base della fedeltà hanno raggiunto livelli, almeno
per la CGIL,
estranei alla storia e alla esperienza del sindacalismo italiano.
Quindi la lotta contro il sindacalismo degli enti bilaterali deve essere
centrale per la Rete.
Dobbiamo affermare il principio che un sindacato vive solo
del contributo degli iscritti, e che le iscrizioni devono essere periodicamente
rinnovate.
La lotta e la denuncia contro la burocrazia
sindacale, parte della casta politica che sostiene il governo di larghe
intese, deve essere visibile per incontrare il malessere e la sfiducia dei
lavoratori; mai dobbiamo apparire come coloro che hanno qualcosa da difendere
nel palazzo sindacale, ma anzi dobbiamo essere i primi a contestarlo.
Il nostro obiettivo è quello di mettere in rete e organizzare, anche dopo
il congresso tutte e tutti coloro che in CGIL non accettano, non si arrendono
alla deriva corporativa e complice e vogliono lottare. Non siamo interessati
alla testimonianza e neppure alla “correntina” che sta nelle nicchie del potere.
La nostra battaglia vuole essere parte di una battaglia più generale per la
ripresa del conflitto sociale nel nostro paese.
In sintesi gli elementi della lotta
congressuale sono:
·
Una posizione
chiara e semplice sugli obiettivi del lavoro oggi, contro la austerità e la
complicità sindacale. Un documento piattaforma spendibile subito.
·
La condanna
della passività e della degenerazione burocratica di CGIL, CISL, UIL, la
rivendicazione di lotta e democrazia e di indipendenza dal governo e dai
partiti, PD in particolare.
·
La richiesta
formale, prima dell'avvio del congresso, di regole democratiche, trasparenza
anti brogli, par condicio tra le posizioni.
Sarà necessario un piano di lavoro,
di organizzazione e di responsabilità, da definire prima della ferie, che copra
tutto il territorio nazionale. Il gruppo dirigente nazionale deve poter
intervenire là ove ci sono ritardi, assenze o incomprensioni che impediscano
l'avvio del lavoro organizzato dei collettivi della Rete. L'assemblea su questo
dà preciso mandato al gruppo dirigente
nazionale della Rete, che va verso un necessario e inevitabile avvicendamento e
che va allargato a nuove forze, soprattutto delegate e delegati nei luoghi di
lavoro.
Va lanciata una campagna di adesione e di sottoscrizione.
Il nostro sito, che mantiene costante e crescente consenso, deve diventare
definitivamente il nostro primo strumento di intervento e di comunicazione. Ma
decisiva è la presenza fisica dei militanti della Rete nelle lotte e rispetto
ai luoghi di lavoro.
L'annuncio del documento alternativo e dei suoi contenuti e scopi deve
essere sintetizzato in un volantino che dovrà essere distribuito ovunque con un
piano verificato a livello nazionale.
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