L’accordo stipulato martedì 28 giugno tra Confindustria, cgil-cisl-uil e ugl, nega ai lavoratori l’esercizio delle più elementari libertà sindacali nei luoghi di lavoro, cancella la possibilità per i lavoratori di decidere sui problemi che li riguardano direttamente.
Dinnanzi agli effetti devastanti indotti dal modello di sviluppo basato sulle politiche liberiste i responsabili della crisi non trovano di meglio che accentuare le pulsioni autoritarie per imporre una drastica riduzione delle libertà e dei diritti per la classe operaia e i ceti popolari.
A questa impostazione risponde appieno l’accordo stipulato martedì 28 giugno tra Confindustria e cgil-cisl-uil e ugl sulla validità erga omnes degli accordi e sulla rappresentanza.
L’accordo lascia mano libera al padronato nella gestione del rapporto di lavoro; prevede la possibilità di peggiorare con Rsu e Rsa i trattamenti previsti dal contratto nazionale. Gli accordi sono validi se firmati dalla maggioranza delle Rsu, elette con gli attuali criteri o dalle Rsa.
In sintesi l’accordo rafforza il monopolio della rappresentanza in capo a cgil-cisl-uil e il potere di Confindustria nel decidere chi rappresenta i lavoratori.
L’accordo accentuerà la propensione di cgil-cisl-uil a non procedere alle elezione delle Rsu (in alcuni contratti è già oggi negata la possibilità di indire le elezioni, prevista dall’accordo interconfederale del 1993, per le organizzazioni diverse da cgil-cisl-uil).
Sono considerate rappresentative le organizzazioni che raggiungono il 5% della media tra le deleghe di iscrizione rilasciate alle aziende e i voti ottenuti nelle elezioni delle Rsu riferito al totale dei lavoratori della categoria cui si applica il contratto nazionale di lavoro. Non è chiaro se le aziende accetteranno le deleghe di iscrizione ai sindacati diversi da quelli firmatari dell'accordo
In questa situazione è evidente che la consultazione dei lavoratori proposta dalla Fiom e decisa dalla cgil rischia di aggiungere al danno la beffa.
Quello che è in discussione infatti non è un problema che ha a che fare con il metodo (la democrazia formale), ma di contenuti.
La consultazione è improponibile perché l’accordo attenta ai diritti che hanno a che fare con la libertà sindacale nei luoghi di lavoro, diritti indisponibili anche per la maggioranza dei lavoratori
Tra l’altro non esiste la minima possibilità di una consultazione democratica. Le ultime consultazioni dei lavoratori sono state una colossale presa in giro con dati inventati. In particolare quelli riguardanti la partecipazione dei lavoratori delle piccole imprese, degli edili e dei pensionati
Solo gli sprovveduti, gli orfani della cgil e gli utili idioti hanno potuto nei mesi scorsi scambiare la posizione della cgil come alternativa a quella del padronato e di cisl e uil; oggi è evidente a tutti che la cgil aveva l’unico obbiettivo di riprendere un ruolo nei confronti di padronato e governo.
L’accordo ha in se un elemento che ne può determinare la sua inapplicabilità nel giro di poco tempo: gli accordi con una maggioranza del 50%+1 dei consensi. Per gestire una comunità di lavoratori serve il consenso vero e non estorto o presunto della maggioranza dei lavoratori.
Cub da tempo propone di non assegnare ai lavoratori non è coinvolti direttamente da contenuti degli accordi il potere di decidere attraverso il voto (palese o segreto) su questioni che riguardano altri gruppi di lavoratori, può essere il caso degli impiegati quando si tratta di decidere su problemi che riguardano gli operai o viceversa o della collocazione in cassa/licenziamenti di un gruppo di lavoratori, al trattamento previsti per chi compie lavori usuranti; ai turnisti ecc).
La libertà nei luoghi di lavoro è un tema scarsamente considerato dai molti che quasi ogni giorno sproloquiano sui media o nel dibattito politico sulla libertà e la democrazia.
Dando per credibile la buona fede, è evidente che questa sottovalutazione è funzionale alla drastica cancellazione delle libertà nei luoghi di lavoro i cui effetti sulla democrazia nel paese e sulla politica economica e sociale possiamo facilmente prevedere.
Se 20 milioni di lavoratori sono privati per la maggior parte della loro vita attiva degli elementi fondanti una democrazia è evidente che questo avrà conseguenze dirette sull’introduzione di norme limitanti la democrazia nel paese.
Cub ritiene si possa parlare di esistenza della libertà sindacale nei luoghi di lavoro solo con agibilità universali per i lavoratori ( diritto di sciopero, di riunione, di organizzazione, di decisione sulle questioni sindacali, l’elezione democratica dei delegati aziendali e della delegazione trattante ecc)
Per la rappresentatività delle organizzazioni le soglie devono essere previste a partire dal livello aziendale a quello provinciale, regionale e nazionale con indici decrescenti.
Cub ritiene indispensabile dar vita ad un ampio schieramento a partire dal sindacalismo di base, aperto a quanti condividano proposte per rendere effettiva la libertà sindacale nei luoghi di lavoro per dar vita ad un ampio movimento di lotta per contrastare l’accordo liberticida e nel contempo verificare la fattibilità di un percorso legislativo che ripristini democrazia e libertà sindacali.
La possibilità di non continuare a subire peggioramenti e perdita di tutele e diritti esiste ed è nelle mani dei lavoratori che devono decidere se continuare a farsi rappresentare da cgil-cil-uil e ugl o se organizzarsi con la Cub (il più importante sindacato di base del nostro paese), molti lavoratori lo stanno facendo, non far mancare il tuo contributo..
Milano luglio 2011
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