lunedì 15 luglio 2013

lunedì 8 luglio 2013

Assemblea lavoratori disoccupati della provincia di Savona Lunedì 15 Luglio ore 20.45 Salone SOMS Carcare



Pubblichiamo la versione del volantino arrivata


Dopo averci tolto il lavoro ora ci tolgono anche gli ammortizzatori sociali che, nonostante siano stati debitamente autorizzati, non vengono coperti da un adeguato finanziamento.

E noi, con cosa diamo da mangiare ai nostri figli?

Ci sono soldi per aerei e portaerei, guerre in ogni parte del mondo, partiti ed auto blu, pensioni d'oro e parate militari, salvataggi di banche e finanziarie truffatrici, multe da pagare all'Unione europea per inadempienze di ogni sorta

ma per il lavoro e per i lavoratori i soldi non ci sono più.

La pensione è sempre più lontana e ridotta negli importi.

Che prospettive hanno gli ex lavoratori della Fac, della Ferrania, dell'OCV, dell'Isoltermica, Della Saint-Gobain, delle decine di imprese in crisi?
Che prospettive hanno i giovani che escono dalle scuole e tutti i precari che lavorano un giorno si e tre no?

In provincia di Savona sono circa 28.000 le persone in cerca di occupazione
da Febbraio circa 7.000 lavoratori liguri, già senza lavoro, non percepiscono più nessuna indennità!
Noi lavoratori delle aziende in crisi del savonese, proponiamo a tutti i lavoratori, i giovani, i disoccupati,i precari,  di uscire dall’invisibilità nella quale ci vogliono tenere e di dare vita ad un
Coordinamento Savonese dei Lavoratori Disoccupati e Precari.
VOGLIAMO LAVORO E LO VOGLIAMO SUBITO
Per discutere ed progettare un percorso collettivo che riproponga il lavoro come priorità nell'agenda di qualsiasi governo 
sei invitato
Lunedì 15 Luglio alle ore 21.00
presso il salone della soms di Carcare
in Piazza Caravadossi
I lavoratori delle aziende chiuse negli ultimi anni

lunedì 1 luglio 2013

L'assemblea della Rete 28 Aprile decide il documento alternativo al congresso CGIL


L'assemblea nazionale della Rete28Aprile-Opposizione CGIL conferma la scelta di presentare un documento globalmente alternativo alle posizioni della segreteria confederale nel prossimo congresso. Rivolge un appello a tutti i militanti, delegati, lavoratrici e lavoratori che pur non aderendo all'area programmatica condividono la necessità di opporsi alla deriva della CGIL ed alle pesantissime condizioni imposte oggi a tutto il mondo del lavoro. Costruiamo assieme un percorso plurale unitario e partecipato per la battaglia congressuale che  sia espressione del più vasto dissenso possibile nei confronti della maggioranza CGIL. Il congresso è un'occasione straordinaria per accrescere e rafforzare un'area interna di opposizione ma soprattutto per  la scelta di fondo, costituente per la nostra esperienza, di essere parte del processo di costruzione di un nuovo antagonismo sociale, della necessaria discesa in campo di nuove generazioni di uomini e di donne che rompano la pace sociale imposta dalla  scelta complice e corporativa di Cgil Cisl Uil ed apra una nuova stagione di conflitto.
Il nostro primo obiettivo, per queste ragioni, resta quello della rottura della passività e della stagnazione sociale per giungere ad un movimento generale di lotta contro le politiche di austerità e chi le sostiene; questo obiettivo comporta sia la iniziativa concreta sia la definizione della piattaforma. Questo obiettivo è in contrasto pratico e teorico con il regime di pace sociale governato dal sistema PD, dal governo e dalla alleanza corporativa di CGIL, CISL, UIL e Confindustria.
La Rete 28 Aprile opera dunque in aperto e visibile contrasto con il regime di pace sociale ed con i suoi gruppi dirigenti politici e sindacali.

La Rete è dunque impegnata nella costruzione di un ampio fronte sociale, assieme a tutte le forze antagoniste politiche, sindacali e ai movimenti sociali e ambientali, per  un movimento generale contro le politiche d'austerità, il patto sociale.
Riduzione d'orario, salario, reddito, abbassamento della età pensionabile, estensione del pubblico nei servizi sociali, rilancio della scuola e della sanità pubblica, nazionalizzazioni, blocco dei licenziamenti, rottura di ogni subordinazione contrattuale della condizione di chi lavora, questione Europa, rottura delle compatibilità e delle subordinazioni della politica economica e sociale al rispetto dei dettami della Bce e dell'Unione europea: sono questi i principali punti sui quali costruire sia una piattaforma generale alternativa alla austerità e al patto corporativo, sia  il documento congressuale alternativo.
La lotta alla precarietà, alla flessibilità e allo sfruttamento sono da un lato parte della piattaforma e della lotta generale, anche rilanciando l'iniziativa contro le leggi e i contratti che dal Pacchetto Treu in poi hanno massacrato i diritti del lavoro. Da un altro però devono diventare una guerriglia rivendicativa che apre conflitti ovunque possibile. Decisiva la iniziativa dei e verso i migranti. La Rete sostiene esplicitamente le lotte che rompono la tregua, dei migranti della logistica ai tranvieri di Bologna e Firenze.
Particolarmente grave è la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici del settore pubblico. I loro contratti e i salari sono ormai bloccati da anni e tale blocco è stato recentemente prorogato con un consenso parlamentare che ha perfino travalicato la maggioranza di governo. Nei settori pubblici continua a dilagare la precarietà, mentre i servizi pubblici (come ad esempio la scuola e la sanità) sono soggetti a pesanti tagli e a operazioni di privatizzazione con gravi ricadute sull'occupazione e sulla qualità e la quantità dei servizi ai cittadini.
Un'attenzione particolare, forse nuova per la Rete e più in generale per le sinistre sindacali, va prestata alla questione delle e dei pensionate/i. Non solo sostenendo la necessità di difendere e di rilanciare la previdenza pubblica, in via di smantellamento, me anche comprendendo il nuovo e importante ruolo che i pensionati e le pensionate a volte hanno nel sostegno alle famiglie colpite dalla crisi e dalla caduta dell'occupazione.
L'accordo sulla rappresentanza è un vero e proprio spartiacque nella storia politica e sociale del paese. Ogni minimizzazione della sua gravità o è in malafede, o è la manifestazione di una illusione politica comprensibile ma in fondo priva di realismo, quella di poter continuare ad operare così come si è operato in questi anni. Dobbiamo costruire una grande campagna di informazione su questo accordo, che la CGIL ha approvato violando lo Statuto e che i militanti non conoscono.
Il modello sindacale a cui fa riferimento questo accordo è quello aziendalistico americano, inquadrato nella concertazione burocratica e autoritaria del nostro paese. Definire questo accordo patto sociale è una semplificazione superficiale che ne attenua la portata. Questo accordo è un patto di complicità assoluta tra sindacati riconosciuti e imprese.
Questo accordo è la estensione ovunque delle relazioni sindacali Fiat. Per questo è particolarmente grave e significativo che proprio il  gruppo dirigente FIOM e la ex minoranza della “Cgil che vogliamo” sostengano e perfino rivendichino questo accordo. La concertazione non è più triangolare ma bipolare tra parti sociali unite da un lato e casta politica e governo dall'altro. È il  successo del modello corporativo CISL che assorbe totalmente la CGIL, che non a caso sempre più spesso manifesta senza angosce assieme ai padroni.
Ma la gravità dell'accordo sta ovviamente nel suo carattere autoritario e incostituzionale. Chi non accetta la complicità non ha diritti sindacali, dentro e fuori CGIL, CISL, UIL e UGL.
Dunque rispetto a questo accordo non si può semplicemente dissentire, ci si deve opporre. Bisogna rendere inesigibile il patto sulla esigibilità. Bisogna agire sul piano della vertenzialità nei luoghi di lavoro, su quello della lotta politica e su quello della iniziativa istituzionale, rilanciando la campagna per una legge sulla rappresentanza che cancelli l'accordo, assieme a tutte le forze politiche, sociali ed ai movimenti che si oppongono  al patto che istituzionalizza le politiche d'austerità.
Una parte grande del mondo del lavoro è oggi fuori da CGIL, CISL, UIL e UGL. Non solo quello non sindacalizzato, precario, migrante. E non solo quella minoranza che aderisce ad altre organizzazioni sindacali. Ma anche quella parte del lavoro sindacalizzato che lotta agisce in generale fuori dal contesto confederale, se si escludono i metalmeccanici.
Le lotte per il lavoro di fronte alla chiusura delle aziende sono le uniche sinora ad avere una preponderanza di direzione CGIL, CISL e UIL e, non a caso, si sono quasi tutte concluse con l'accettazione della chiusura delle aziende.
La Rete deve dunque operare per estendere le pratiche di autorganizzazione unitaria nel mondo del lavoro. Come esempio abbiamo la lotta della scuola ove i coordinamenti dei precari sono stati decisivi nel solo movimento che ha ottenuto un parziale successo.
La Rete lotta per affermare il sindacalismo democratico e vertenziale, dei lavoratori e delle lavoratrici. Lottiamo contro la  burocratizzazione e la degenerazione della vita interna del sindacalismo confederale.
Il maccartismo e la repressione del dissenso, la centralità crescente delle funzioni e delle entrate di servizio e del bilateralismo, la rigida selezione dei gruppi dirigenti sulla base della fedeltà hanno raggiunto livelli, almeno per la CGIL, estranei alla storia e alla esperienza del sindacalismo italiano.
Quindi la lotta contro il sindacalismo degli enti bilaterali deve essere centrale per la Rete. Dobbiamo affermare il principio che un sindacato vive solo del contributo degli iscritti, e che le iscrizioni devono essere periodicamente rinnovate.
La lotta e la denuncia contro la burocrazia  sindacale, parte della casta politica che sostiene il governo di larghe intese, deve essere visibile per incontrare il malessere e la sfiducia dei lavoratori; mai dobbiamo apparire come coloro che hanno qualcosa da difendere nel palazzo sindacale, ma anzi dobbiamo essere i primi a contestarlo.

Il nostro obiettivo è quello di mettere in rete e organizzare, anche dopo il congresso tutte e tutti coloro che in CGIL non accettano, non si arrendono alla deriva corporativa e complice e vogliono lottare. Non siamo interessati alla testimonianza e neppure alla “correntina” che sta nelle nicchie del potere. La nostra battaglia vuole essere parte di una battaglia più generale per la ripresa del conflitto sociale nel nostro paese.
In sintesi  gli elementi della lotta congressuale sono:
·         Una posizione chiara e semplice sugli obiettivi del lavoro oggi, contro la austerità e la complicità sindacale. Un documento piattaforma spendibile subito.
·         La condanna della passività e della degenerazione burocratica di CGIL, CISL, UIL, la rivendicazione di lotta e democrazia e di indipendenza dal governo e dai partiti, PD in particolare.
·         La richiesta formale, prima dell'avvio del congresso, di regole democratiche, trasparenza anti brogli, par condicio tra le posizioni.
 Sarà necessario un piano di lavoro, di organizzazione e di responsabilità, da definire prima della ferie, che copra tutto il territorio nazionale. Il gruppo dirigente nazionale deve poter intervenire là ove ci sono ritardi, assenze o incomprensioni che impediscano l'avvio del lavoro organizzato dei collettivi della Rete. L'assemblea su questo dà  preciso mandato al gruppo dirigente nazionale della Rete, che va verso un necessario e inevitabile avvicendamento e che va allargato a nuove forze, soprattutto delegate e delegati nei luoghi di lavoro.
Va lanciata una campagna di adesione e di sottoscrizione.
Il nostro sito, che mantiene costante e crescente consenso, deve diventare definitivamente il nostro primo strumento di intervento e di comunicazione. Ma decisiva è la presenza fisica dei militanti della Rete nelle lotte e rispetto ai luoghi di lavoro.
L'annuncio del documento alternativo e dei suoi contenuti e scopi deve essere sintetizzato in un volantino che dovrà essere distribuito ovunque con un piano verificato a livello nazionale.

sabato 29 giugno 2013

LETTERA APERTA DI P.G. ALLEVA AL SEGRETARIO DEL PD EPIFANI

Alleva è stato per anni a capo della Consulta giuridica della Cgil
"So bene che quello della 'lettera aperta' è un genere letterario un po’ polveroso e passato di moda, ma credo di avere, questa volta, due ottime ragioni per farvi ricorso.
La prima è che siamo alla vigilia del più micidiale attacco mai portato ai diritti dei lavoratori, e che nessuno sembra essersene accorto, perché il Governo Letta, che ne è l’autore, ed è espressione del Partito Democratico di cui sei Segretario, l’ha ipocritamente mascherato da semplice misura di supporto all’occupazione giovanile.
Si tratta, nientemeno, che della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale – e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro.
La seconda ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri Segretario della CGIL, in qualità, per così dire, di “giuslavorista in capo” (come, in precedenza, avevo fatto con Cofferati e con Trentin), e ti ho sentito ripetere in ogni occasione, in pubblico e in privato, nelle piazze e nei convegni, un concetto importantissimo: che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, non passa dalla distruzione della loro dignità e riduzione ad uno stato di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato incontrollato.
Hai sempre, giustamente, rimarcato che è assolutamente falso che licenziamento e precariato “liberi” aumentino, anche minimamente, l’occupazione, che dipende, invece, dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo dimostra, tra l’altro, l’esempio della Spagna, che dopo aver liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e – aggiungo – lo ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del Governo Monti–Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, la quale, ovviamente, dopo un anno non ha creato neanche un posto di lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino questa micidiale proposta del Governo Letta, come è stata spiegata da anticipazioni di stampa: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero “acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a 29 anni, mentre per gli altri lavoratori il “primo” contratto a termine, che la riforma Fornero ha già reso “acausale” con durata fino a 12 mesi, potrebbe prolungarsi a 18 mesi, a 24 mesi o a chissà quando.
“Acausale” significa che il termine automatico di scadenza potrebbe essere apposto al contratto anche senza una specifica ragione o causa, e cioè anche per far fronte e normali e continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano esigenze temporanee.
Ma chiediamoci, allora, perché il datore di lavoro, per sopperire ad esigenze produttive continuative dovrebbe ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe naturale, bensì a contratti a termine, e perché le organizzazioni datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia o controsenso.
Per rispondere, bisogna bandire ogni ipocrisia, e riconoscere che non vi è altra ragione che questa: che il contratto a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo Statuto del Lavoratori ed ogni altra legge protettiva, che nessun lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato rinnovo del contratto a termine.
Non per nulla un entusiastico plauso alla “proposta Letta” (o Giovannini) è venuto da una schiera di eminenti giuristi ed avvocati di parte datoriale, che della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune personali,.
Se passerà la “Riforma Letta” (o Giovannini) tutte le nuove assunzioni saranno a termine, ed il precariato sarà la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di dignità.
Né si dica che già oggi la maggioranza delle assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle esigenze produttive, ed in ogni momento il lavoratore che voglia sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità, ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato.
E nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre voluto che la CGIL disponesse di una capillare rete di uffici vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti lottano ogni giorno contro l’illegalità.
Puoi, dunque, come Segretario del Partito Democratico – da cui questa disastrosa proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto, impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati?
In molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta governativa di “acausalità” dei contratti a termine, che, tra l’altro viola platealmente la Direttiva Europea n. 1999/70, la quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da condizioni obiettive”.
Ribadisco che alla presentazione del decreto da parte del Ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna, dunque, schierarsi ed agire adesso.”



NOTA di Antonio Moscato (28/06/2013): Sono stupito che di certe cose Alleva non si sia accorto un po’ prima, ma è comunque positivo che dall’interno dell’apparato della CGIL almeno una voce si sia pur tardivamente levata contro la attiva collaborazione al massacro. Ovviamente non condivido le speranze di Alleva in un sussulto della coscienza di Epifani, e ancor meno che si taccia sul ruolo della CGIL, più strettamente che mai complice del PD e del governo di larghe intese…

PACCHI E CACCIABALLE COME SEMPRE SUL LAVORO


di GIORGIO CREMASCHI, 27/06/2013


A ben guardare sulla stampa,  le uniche soddisfazioni visibili per i provvedimenti del governo sul lavoro, a parte che da Letta stesso, vengono da Berlusconi e dai gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL.
Berlusconi è andato da Letta e poi dal capo dello Stato, il quale evidentemente non ha problemi a ricevere frequentemente un pluricondannato per reati gravissimi, e ha espresso pieno sostegno al governo e al suo operato. Se evidentemente così il capo del PDL cerca di far dimenticare i devastanti guai con la giustizia, i gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL mostrano ancora una volta di aver dimenticato cosa deve dire e fare un sindacato in momenti come questi.
In Portogallo oggi si sciopera contro l’austerità, qui da noi i leader dei grandi sindacati approvano misure ridicole che stanno alle politiche di austerità come una ciliegina vecchia su una torta andata a male.
Il provvedimento del governo non riduce di una sola unità l’ammontare complessivo della disoccupazione, ma semplicemente la ridistribuisce in piccola quota.
Il ministro Giovannini, che come ex capo dell’ISTAT sa come far ballare i numeri davanti a mass media ottusi e bendisposti, ha detto che questa misura ridurrà del 2% la disoccupazione giovanile sotto i trent’anni e subito il suo annuncio è stato rilanciato come un fatto enorme.
Facciamo un piccolo conto. Il governo ha annunciato che con i suoi provvedimenti ci saranno 200.000 assunzioni di giovani. Se questo fosse vero e, come dice Giovannini, corrispondesse ad un calo del 2% dell’ammontare complessivo della disoccupazione giovanile, vorrebbe dire che questa assomma a ben 10 milioni di persone, un numero  forse superiore a tutta la popolazione tra i 18 e i 30 anni…
Evidentemente non è così e Giovannini ci dice tra le righe, dove i mass media di regime non guardano e non fanno guardare, che la riduzione della disoccupazione giovanile sarà molto inferiore alle assunzioni previste, diciamo a spanne attorno a un decimo.
Quindi la disoccupazione giovanile viene ridotta di 20000 persone. È le altre 180.000?
Ammesso che si verifichino tutte, esse saranno chiaramente assunzioni di giovani che non riducono la disoccupazione perché le aziende avevano già programmato di farle.
Tito Boeri sulla Repubblica afferma che le attuali assunzioni di giovani sono 120.000 al mese. Il programma del governo è scaglionato su 4 anni…
Quindi i soldi pubblici andranno soprattutto a quelle medie e grandi aziende che vanno meglio di altre e che avevano comunque bisogno di assumere. Un puro regalo.
Ma i 20.000 di Giovannini? Beh, temo che a quelli corrispondano altrettanti licenziamenti per lavoratrici e lavoratori di altre fasce di età.Non bisogna mai dimenticare infatti che tutti gli indicatori economici dicono che la disoccupazione complessiva aumenterà.
Quindi i posti di lavoro che si perdono sono di più di quelli che si creano e se si incentivano le assunzioni per una certa fascia di età, ovviamente altre generazioni  vengono licenziate di piùIn concreto avremo aziende che si libereranno delle e dei dipendenti con più di 50 anni per assumere giovani che pagano con un salario molto  basso e sui quali sono sgravate dai contributi. E siccome si va in pensione a 70 anni e ci sono già schiere di esodati, è chiaro che le aziende licenzieranno per assumere.
È la famosa staffetta generazionale, condannata da quella associazione sovversiva che è l’Organizzazione del lavoro delle Nazioni Unite. Perché, afferma l’ILO, in realtà distrugge lavoro buono e reddito.
Quindi la sostanza è che le misure del governo daranno qualche piccolo risultato nella direzione voluta solo se verranno licenziati padri e madri per far posto ai figli.
In una condizione di crisi e recessione ci sono solo due modi per ridurre davvero la disoccupazione. Il primo e fare investimenti che creino lavoro aggiuntivo, il secondo è quello di ridurre l’orario tra gli occupati per redistribuire il lavoro tra più persone.
Il governo rifiuta entrambe queste vie nel nome dell’austerità europea, e dunque può solo tirare la coperta sempre più stretta da un lato o dall’altro, aumentando la precarietà e la disoccupazione complessiva.
Non è un caso che il piano giovani sia accompagnato dalla davvero notevole impresa di essere riusciti a peggiorare la legge Fornero, agevolando ancor di più le assunzioni a termine e senza controllo.
Le ricette sul lavoro del governo Letta sono dunque le solite misure liberiste che si adottano in tutta Europa, con fallimento progressivo. Il paese che da più  anni governa il mercato del lavoro con pacchetti di misure come quelle appena decise è la Spagna: l’unico grande stato europeo con una disoccupazione complessiva e giovanile superiore alla nostra.
Quindi queste misure falliranno e sprecheranno, come tutte le politiche del lavoro degli ultimi venti anni che ora sono ben sintetizzate da un governo che raccoglie il fallimento della destra e quello del centrosinistra.
Del resto questa sintesi fallimentare non si esprime solo sul lavoro. Su tutto il governo delle larghe intese o rinvia, o vende fumo, o fa il gioco delle tre carte.
Si rinvia l’IVA e intanto si aumentano le tasse qua e là. Si vota una pausa di riflessione parlamentare sugli F 35 e la si fa coincidere con una pausa dei lavori prevista dal contratto di acquisto degli aerei, che viene confermato.
Si rinvia, si confezionano pacchi mediatici, si cacciano balle con la faccia seria e rigorosa.
Forse la soddisfazione di Berlusconi è più di fondo: se lui è al  tramonto, la sua eredità culturale e politica si consolida nel regime delle larghe intese.

lunedì 17 giugno 2013

Accordo CGIL CISL UIL /Confindustria sulla rappresentanza sindacale un commento di USB




Accordo CGIL CISL UIL /Confindustria sulla rappresentanza sindacale
Un accordo per impedire ai lavoratori di scegliere liberamente chi li rappresenta
 e di decidere sulle piattaforme e sui contratti

Confindustria da tempo premeva per dare attuazione all’accordo del 28 giugno 2011, quello per intenderci che ha autorizzato le deroghe ai  contratti nazionali e persino alle leggi che tutelano il lavoro, come prescritto dal famigerato art.8 dell’ex Ministro Sacconi, per arrivare ad affermare una volta per tutte che un accordo raggiunto con la maggioranza dei soggetti sindacali non può assolutamente essere rimesso in discussione, è la famosa esigibilità.  Il modello FIAT esteso a tutti!   
La gravità di quest’intesa non sfugge a quanti hanno a cuore la democrazia e di diritti di lavoratrici e lavoratori sui posti di lavoro, essa vuole sancire l’assoluto monopolio di CGIL CISL UIL  già assicurato dalla norma che assicurava loro il 33% dei delegati RSU: ora vogliono arrivare al 100%!
In concreto la misura della rappresentatività, che definirà i sindacati ammessi alla contrattazione nazionale, avviene sulla media del 5% tra voti ricevuti nelle elezioni delle RSU e iscritti;  peccato che la determinazione degli iscritti avverrà sulla base delle trattenute sindacali che saranno certificate dall’INPS esclusivamente ai firmatari di questa’accordo! Le deleghe a favore dei sindacati conflittuali, di base, non saranno conteggiate impedendo loro di  dimostrare il consenso tra i lavoratori, a cui viene negato il diritto di decidere da chi farsi rappresentare.   Alla faccia della democrazia!
Le lavoratrici e i lavoratori non avranno alcun ruolo nella definizione delle piattaforme contrattuali: saranno discusse esclusivamente quelle presentate dai sindacati che, tra i firmatari dell’intesa, rappresentino una maggioranza del 50%+1; stessa cosa per rendere valido e definitivo un contratto, senza alcun obbligo di referendum, si parla solo di consultazione certificata che non si capisce bene cosa sia. Se si fosse trattato di referendum lo avrebbero scritto!
Le elezioni RSU possono essere indette solo dai firmatari del protocollo del 31 maggio, cioè CGIL CISL UIL e dai sindacati aderenti a queste confederazioni con l’aggiunta dell’UGL.
Gli altri sindacati potranno partecipare ma a condizione dell’adesione formale a quest’accordo, compreso l’impegno a non mettere in alcun modo in discussione i contratti nazionali  e gli accordi  aziendali firmati dalla maggioranza dei sindacati o delle RSU/RSA ,  pena le  sanzioni che saranno previste nei CCNL verso i dissidenti insieme a pesanti limitazioni al diritto di sciopero.
I padroni ottengono la sicurezza che gli accordi firmati non siano più messi in discussione, CGIL CISDL UIL e i loro sindacati di categoria, come la FIOM di Landini che ha elogiato questo accordo (sic! ),  hanno ottenuto l’esclusività dei diritti sindacali, della contrattazione e della rappresentanza mentre i lavoratori vengono trattati alla stregua di utili idioti, visto che non possono scegliere liberamente né i propri rappresentanti né decidere sulle piattaforme e poi sui contratti.
La libertà di ognuno è violata da questo accordo che consegna la vista di milioni di lavoratori a org sindacati disponibili a firmare qualsiasi schifezza richiesta dalle aziende come dimostrano tanti, come quello del San Raffaele, respinto dai lavoratori con il referendum.
Quest’accordo deve essere rifiutato, organizzando la mobilitazione in ogni luogo, cominciando a rifiutarsi di ingrassare con le iscrizioni CGIL CISL UIL e le loro organizzazioni di categoria , una casta che  in cambio del peggioramento delle nostre condizioni di lavoro e di salario ottiene benefici e privilegi per i loro patronati, per gli enti bilaterali, con la gestione della previdenza e dell’assistenza sanitaria integrative.
Seppelliamo sotto una valanga di disdette
questi vampiri della democrazia che ‘vogliono vincere facile’

20 Giugno 2013                                                                                                                       USB lavoro Privato

17/6 Sciolta l'area 'la CGIL che vogliamo'

Redazione Rete28
Nella riunione di coordinamento nazionale della scorsa settimana è stato deciso lo scioglimento dell'area 'la CGIL che vogliamo'.  L'area di minoranza congressuale da tempo era totalmente inattiva e la Rete 28 aprile si era ricostituita proprio per reagire a questa situazione... Ora la decisione di sciogliere formalmente la minoranza è coerente con la scelta di sostenere il terribile accordo sulla rappresentanza a del 31 maggio e di concordare con Susanna Camusso di fare il congresso sulla stessa posizione.. Decisiva per queste scelte è stata la progressiva involuzione delle posizioni del gruppo dirigente Fiom, oramai in totale sintonia con quelle del gruppo dirigente CGIL e totalmente rientrate nel contesto politico del centrosinistra. A questo punto la nuova maggioranza  che governa la CGIL è la maggioranza Camusso - Landini, alla quale intendiamo opporci con rigore e coerenza....